31 luglio 2008

DURA L'EX, SED L'EX

L'EX direttore del C.S.C. della Società Umanitaria di Cagliari, Salvatore Pinna, ha recentemente omaggiato il pubblico sardo di alcuni suoi interventi sulla Cineteca Sarda (leggi l'ultimo intervento di Salvatore Pinna). Si può essere indotti a pensare che essendo stato protagonista di una parte importante della storia della Cineteca Sarda quello che scrive sia rispettoso della verità storica. In realtà non è così: smascherare alcune falsità riportate dai suoi interventi sarebbe facile come sparare sulla Croce Rossa. A parte le cose non vere, è ovvio che per tutto il resto ognuno ha diritto alle sue opinioni e anche Salvatore Pinna ha diritto di cambiare idea, fino a smentire quanto sosteneva e scriveva poco tempo fa. Per capire meglio - e anche per guardare con un po' di tenerezza e generosa comprensione alle ragioni che stanno dietro gli interventi dell'ex - riportiamo per intero le ultime due pagine del saggio che Salvatore Pinna ha pubblicato nel recente volume pubblicato dalla FICC e dedicato alla figura di Fabio Masala, intitolato appunto Fabio Masala. Una vita per il nuovo pubblico, che è stato presentato nel salone della Cineteca Sarda di Cagliari nel gennaio del 2006. Si tratta delle pagine 41 e 42 di un testo firmato da Salvatore Pinna e Salvatore Figus, ma che in realtà tutti sanno essere stato scritto integralmente dal primo. È sottolineato in rosso il passo in cui si misura in modo più radicale quanto possono cambiare le idee in poco tempo. Ma a ciascuno il suo: se a Pinna piace citare e assumere come modello ermeneutico Francesco Cossiga, noi continueremo a citare e fare riferimento a Fabio Masala, che in materia di cineteca e politica culturale ha ancora molto da insegnare.


«Che idea sorpassata: una Cineteca che raccoglie e presta film e attrezzature, che distribuisce schede, che forma animatori. Perché mai se la liberazione dello spettatore (e del cittadino si presume) può avvenire per le stesse "dinamiche interne" alle società occidentali indotte dagli avanzamenti tecnologici, e quindi dai meccanismi auto-espansivi del mercato.

Strani personaggi, quelli che, come Fabio Masala, credevano in una vecchia forma distributiva che richiede una presenza, un andare e un venire, un contatto tra persone. Si rispondeva, non sempre trovando un ascolto pensoso, che era indispensabile un controllo sociale organizzato dei processi di produzione, distribuzione e consumo della cultura e dell'educazione. Perché è sul ribaltamento delle "pure" logiche del mercato, che si gioca il futuro degli audiovisivi, il loro potenziale di emancipazione e di sviluppo della creatività sociale. E nel passaggio dalla virtualità tecnica all'effettività politica e culturale che si decide il destino della democrazia. Come affermava Filippo De Sanctis, grande costruttore insieme a Fabio Masala della Cineteca, "L'obiettivo di un esercizio collettivo dei processi informativi non è tecnologicamente utopico, né socialmente impraticabile: esso è politicamente e culturalmente arduo". Tutto qui, si potrebbe aggiungere.

Un'istituzione che pensi diversamente

Ripetiamo la domanda: ci sarà una Cineteca come l'avevano sognata i fondatori? Bisogna credere ottimisticamente che ci sarà. Ma è diffìcile immaginarla. Come si è detto non si riesce a intravedere una dimensione politica del progettare. Non si riesce a immaginare in quale istanza o manifestazione della politica attuale, scorgere quell'investimento di fiducia nella costruzione, diffusa e partecipata, della vita democratica e dell'economia. Deve esistere ancora ai nostri conti, quell'agente esterno, di indispensabile stimolo, che è stata la Società Umanitaria. Quel modo di "pensare diversamente", di istituzione non governativa che ha sperimentato esempi e prototipi, e che ha interagito proficuamente con l'ente pubblico non deve rischiare di scomparire.

Il potere, niente di meno che il potere

Si vedono movimenti in campo che non promettono niente di buono. Essi sembrano segnalare una specie di infatuazione per le parole {non basta dire cineteca) e l'isolamento, dalla globalità della politica culturale educativa di cui si è parlato, di settori specialistici. Sarebbe un male se venissero realizzati nel nome di Fabio Masala. Si è già detto dell'indissolubile collegamento di audiovisivi, associazionismo, formazione. Non c'è tempo moderno che possa espungerli da una politica culturale così come l'avevano immaginata, anche per il futuro, i grandi fondatori. Si deve dire anche della ragionata avversione che Fabio Masala nutriva per gli specialismi e i settorialismi.

Vale per Fabio Masala quello che egli disse, nel 1990, su Filippo De Sanctis. Egli sottolineava, con riferimento particolare all'ultimo periodo dell'impegno professionale di De Sanctis, il suo non rinchiudersi negli specialismi e quindi neppure nel cinema e nella televisione. E ne rimarcava la scelta di rivolgersi al grande nuovo pubblico "anche" del libro (Pubblico e biblioteche), della musica, dei musei, del teatro, della poesia (Progetto Prato). Rinchiudersi negli specialismi, diceva Fabio Masala citando Asimov, "avrebbe comportato la conseguenza di arrivare ad una perfetta ignoranza di tutto quanto esiste al mondo tranne che per una limitatissima sezione di niente". Un'altra frase significativa, non solo degli ampi interessi culturali, ma anche dei riferimenti etici di Fabio - ancora a proposito degli specialismi - la trasse dalla Simone Weil dei Quaderni: "Se in una materia qualsiasi si conoscono troppo cose, la conoscenza si muta in ignoranza, oppure occorre elevarsi a un'altra conoscenza".»

21 luglio 2008

Hanno aderito in queste ore

 
Sono pervenute le adesioni dei due registi Ermanno Olmi e Riccardo Milani.
Li ringraziamo per il sostegno.

18 luglio 2008

L'IRRE Sardegna, Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica e la SOCIETÀ UMANITARIA:

Vi proponiamo una testimonianza di Gabriella Lanero e di Gian Piero Liori sul rapporto di collaborazione che si è sviluppato tra i due soggetti negli anni passati, in relazione al Piano nazionale per la diffusione del linguaggio cinematografico e audiovisivo nella scuola. Gli amici della Cineteca Sarda li ringraziano per il loro importante contributo alla discussione e all'approfondimento del ruolo che la Società Umanitaria ha ricoperto in ambito educativo, sempre in sinergia con le agenzie formative istituzionali.

Scarica il contributo dell'IRRE in formato PDF (81 kb)

16 luglio 2008

Pagine di cinema in bianco e nero - Rassegna cinema a Monte Claro



PROVINCIA DI CAGLIARI
PROVINCIA DE CASTEDDU

Assessorato alla Cultura, Identità, Spettacolo e Sport
BIBLIOTECA PROVINCIALE DI CAGLIARI
SOCIETÀ UMANITARIA - CINETECA SARDA di CAGLIARI
presentano
La Biblioteca va al Parco
PAGINE DI CINEMA IN BIANCO E NERO
Capolavori della letteratura sullo schermo
Parco di Monte Claro
Piazzetta della Cappella di Santa Maria Chiara
(viottolo a sinistra della fontana)
ore 21.00
Giovedì 17 luglio 2008
VIAGGIO NELLA LUNA di Georges Méliès (Francia, 1902)
Dai romanzi di Jules Verne
CENERE di Febo Mari, Arturo Ambrosio (Italia, 1916)
Dal romanzo di Grazia Deledda
Giovedì 24 luglio 2008
PICCOLE DONNE di George Cukor (USA, 1933)
Dal romanzo di Louise M. Alcott
Giovedì 31 luglio 2008
FURORE di John Ford (Usa, 1940)
Dal romanzo di John Steinbeck
Giovedì 7 agosto 2008
I PROMESSI SPOSI di Mario Camerini (Italia, 1941)
Dal romanzo di Alessandro Manzoni
Giovedì 21 agosto 2008
IL GRANDE SONNO di Howard Hawks (Usa, 1946)
Dal romanzo di Raymond Chandler
Giovedì 28 agosto 2008
IL TERZO UOMO di Carol Reed (Gran Bretagna, 1949)
Dal romanzo di Graham Greene
Giovedì 4 settembre 2008
OTELLO di Orson Welles (USA, Francia, 1949-52)
Dal dramma di William Shakespeare
Giovedì 11 settembre 2008
TERESA RAQUIN di Marcel Carné (Italia, Francia, 1953)
Dal romanzo di Emile Zola
Giovedì 18 settembre 2008
LE NOTTI BIANCHE di Luchino Visconti (Italia, 1957)
Dal romanzo di Fedor Mihajlovic Dostoevskij
Per informazioni:
Biblioteca Provinciale di Cagliari
Vico XIV S. Giovanni, 8/12
Tel. 070 4092901
Email: biblioteca@provincia.cagliari.it
Sito: www.provincia.cagliari.it
Società Umanitaria - Cineteca Sarda di Cagliari
Viale Trieste, 118
Tel. 070 275271 – 070 280367
Email: umanitaria.ca@tiscali.it

11 luglio 2008

Incontro sulla Cineteca Sarda - Comunicato stampa del Gruppo S.A:

 
Consiglio Regionale della Sardegna
XIII LEGISLATURA
Gruppo S.A. - SINISTRA AUTONOMISTA
 
Comunicato Stampa
 
Si è tenuto ieri a Cagliari il dibattito, presso la casa dello studente di via Trentino, dal titolo "Quale futuro per la cineteca sarda?" organizzato dal gruppo Sinistra Autonomista in Consiglio Regionale.
La partecipazione e i numerosi interventi, anche critici, rispetto alle modalità di attuazione della legge regionale sul cinema rappresentano il segnale di una richiesta di partecipazione alle scelte fondamentali che riguardano la vita, anche sociale e culturale, della nostra isola che non possono essere sottovalutati né, tantomeno, ignorati.
La storia della Società Umanitaria e, in particolare, della Cineteca sarda è un pezzo della storia dell'emancipazione di tanti sardi. Il patrimonio materiale e immateriale di tanti anni di impegno sociale non possono e non devono essere liquidati.
Con lo spirito di chi vuole tutelare la continuità di un servizio pubblico, nel vero senso del termine, numerosi interventi hanno espresso forti preoccupazioni sul futuro della Cineteca sarda della
Società Umanitaria.
Siamo convinti che ci siano ancora i termini e gli spazi per riprendere un dialogo che pareva concluso.
Siamo convinti che l'Assessore Maria Antonietta Mongiu saprà cogliere in positivo gli stati d'animo e le preoccupazioni emerse per addivenire, nel più breve tempo possibile a una soluzione del problema.
La Regione ha il dovere di partire dall'esperienza della Cineteca sarda per la costituzione della Fondazione regionale che, solo in questo modo, potrà essere sentita come patrimonio pubblico, di tutti.
 
Cagliari, 11 lug. 08
 
Paola Lanzi  
Presidente del gruppo Sinistra Autonomista                      
 
Salvatore Serra
Consigliere Regionale del PDCI

 

9 luglio 2008

Ecco l'elenco dei primi 1160 firmatari

Potete scaricare il file pdf con l'elenco dei primi 1160 firmatari della petizione. Attualmente i firmatari sono molti di più e stiamo provvedendo a completare l'elenco che sarà visionabile nei prossimi giorni.
Ecco il link:

Scarica il documento

8 luglio 2008

Quale futuro per la Cineteca sarda? - Giovedì 10 incontro all'ERSU di Cagliari

 
Organizza il gruppo Sinistra Autonomista in Consiglio Regionale
 
QUALE FUTURO PER LA CINETECA SARDA?
 
giovedì 10 luglio - ore 17.30
ERSU - Sala Cosseddu
Via Trentino- Cagliari
 
intervengono
 
MARIA ANTONIETTA MONGIU
Assessore regionale pubblica istruzione
 
PAOLA LANZI
Capogruppo Sinistra autonomista in Consiglio regionale
 
SALVATORE SERRA
Consigliere regionale Pdci
 
AMOS NANNINI
Presidente Società Umanitaria
 
ANTIOCO FLORIS
Docente di discipline cinematografiche, Università di Cagliari
 
MARCO ASUNIS
Presidente nazionale F.I.C.C.
 
partecipa
Il presidente della Regione
RENATO SORU
 
L'art. 14 della legge regionale 15/2006 prevede la costituzione della Fondazione "Cineteca regionale sarda" al fine di favorire l'acquisizione, la catalogazione, lo studio e la ricerca, la fruizione per fini culturali ed educativi del patrimonio cinematografico ed audiovisivo, nonché la conservazione e la diffusione delle opere cinematografiche di interesse regionale. Quale funzione e ruolo attribuire alla Cineteca Sarda della Società Umanitaria?

3 luglio 2008

Pietro Clemente e la Cineteca sarda

 

Cari amici,

 

il vostro appello e il riferimento alla data di nascita della Cineteca sarda (1966) mi fa pensare inevitabilmente ai primi anni '60, in particolare al 1963 e 64 in cui lavorai con Fabio Masala, e partecipai del lavoro della Società Umanitaria, anche con degli stages a Meina e in Sardegna. Ricordo quel lavoro 'fondatore' di cultura, anche come un lavoro in cui venivo fondato io stesso come 'uomo di cultura'. Era un tema che Fabio Masala sentiva molto, quello di una iniziazione al lavoro culturale in gruppo che togliesse a noi aspiranti intellettuali un'aria di privilegio o un odore di accademia. Gli scherzi da stage, la capacità di gestione delle tecniche (il proiettore), di fare delle performances (leggere le schede dei romanzi e altro), di stare in gruppo in modo equilibrato, di non essere troppo individualisti e il senso dell'uso pubblico della cultura sono stati fondamentali per quella generazione che avrebbe poi 'fatto' il '68 e creato i circoli culturali, le reti che ancora sono vive. Anche nella sezione del PSI di Cagliari e poi del PSIUP con Fabio ci caricavamo il proiettore a 16 mm pesantissimo per proiettare Il ferroviere di Germi, o ci addestravamo a leggere brani di libri di letteratura a sfondo sociale che leggevamo nei circoli di lettura. Facevamo un lavoro di base, con un linguaggio non elitario mirato alla cultura come patrimonio collettivo. Il proiettore talora non funzionava, ci mancava la lampadina di riserva, e dopo aver fatto 'speakeraggio' con una Cinquecento e avere raccolto un po' di giovani non certo avvezzi agli incontri culturali dovevamo spiegare che il film non ci sarebbe stato. Talaltra la nostra insistenza per il dibattito incontrava resistenze 'pre-morettiane'. Ma facevamo quello che ancora oggi è il nucleo della formazione culturale di massa, cercare la gente dove vive e coinvolgerla nei processi culturali che schivano i luoghi di frontiera e la gente comune, per cercare riflettori, bravi presentatori, e televisioni.

Fabio Masala riuscì poi con la Cineteca Sarda a creare un servizio culturale diffuso, che nasceva da quelle esperienze fondative, ma che si basava proprio sul lavoro capillare di 'organizzatori di cultura'.

Ho scarsa considerazione dei processi che nascono dall'alto, da gente molto pagata, che ha magari entrature mediatiche, che sfoggiano supertecnologie e nascondono nuove forme di privilegio se non la mercantilizzazione e spettacolarizzazione (estetizzazione) della sfera della cultura. La cultura è da anni invasa da bravi presentatori e polemisti narcisisti che proclamano da soli la propria indispensabilità.

Quest'anno la ICOM - Italia e la Conferenza nazionale della associazioni museali ha fatto un appello forte, quasi drammatico, contro le grandi mostre 'blockbuster' senza ricerca e con grande appeal turistico, che condannano al silenzio i musei e il lavoro culturale di ricerca, fatte da abili mediatori e assecondate da assessori con desiderio di visibilità. Ha rilanciato il ruolo dell'organizzazione stabile della cultura contro l'effimero, ha considerato desertificanti le mostre che fanno cassetta a miliardi e poi tolgono pubblico alle reti minute e locali dei musei, delle scuole, delle associazioni territoriali. Lasciano statistiche di quanti piedi hanno traversato una soglia dove l'obiettivo era feticizzare pochi oggetti o opere del Louvre, o contrabbandare un lavoro culturale, dove c'erano soltanto 'capolavori', ovvero oggetti acritici che sono importanti perché vengono proclamati con la pubblicità ben organizzata e a fini di lucro.

Io credo che si debbano riprendere le battaglie culturali contro la gestione della cultura da parte di politici, manager, da non specialisti, contro le grandi architetture centralistiche e i progetti faraonici, contro l'estensione del concetto di grande qualità spettacolare alla produzione pubblica di eventi culturali, per la cultura al servizio del pubblico, e gestita da chi fa ricerca e non da chi trova i migliori slogan pubblicitari. Sto vivendo in Toscana, drammaticamente, questi fenomeni, perché ne è promotrice attiva una sinistra storicamente legata a questo territorio, ma fortemente trasformata dalla gestione mediatica della politica e della cultura.

Io sono da vari anni impegnatissimo sul fronte dei musei etnografici, e presiedo l'associazione nazionale dei musei e dei beni demo-etno-antropologici (Simbdea); in questo lavoro ho riscoperto l'importanza della 'organizzazione di cultura' e ho ripreso il lavoro cominciato con Fabio Masala: nel senso che i musei sono insieme film, TV, racconto letto, memoria storica, si pongono problemi di allargare l'accesso, debbono conquistare il pubblico, in specie i giovani, dialogare con le scuole, etc… Ho riscoperto temi come la società civile, il lavoro dal basso per la democrazia, i nuovi concetti di comunità, mediati anche da Internet, la solitudine culturale di tanti soggetti sociali (i giovani, gli immigrati, le donne più anziane...), il bisogno soggettivo e l'importanza collettiva che 'ciascuno racconti la sua storia' e non si raccontino sempre le stesse storie dei pochi che hanno accesso alla TV e al mercato editoriale.

Quel che faccio mi dice che il tipo di lavoro che facevo con Fabio Masala alle origini della Cineteca Sarda, cambiate le tecniche e gli spazi culturali, è ancora indispensabile. Quest'anno ho pensato di descrivere il lavoro cellulare del museo locale con una immagine tratta dalla Napoli degli anni recenti, e delle pratiche educative di frontiera della grandi città latinoamericane, piene di minori fuggiti o orfani, quella del 'maestro' di strada, che si cerca gli allievi e che plasma la sua opera di conquista culturale partendo dall'incontro con loro. Un museo 'maestro di strada' non punta sulla firma di un grande architetto, ma su un tenace lavoro di ricerca, di dialogo con le tecnologie, di scoperta delle culture locali (i giovani e 'You Tube') cose che spesso fanno gli artisti contemporanei per intuire come sta cambiando il mondo.

Io credo molto a questo lavoro, e sono convinto che la Cineteca sarda è fatta di questo genere di lavoro 'incorporato' in una memoria sociale che sarebbe utile riattivare, che ha una potenzialità di aggiornamento costante (ne è sempre stata una caratteristica), e di 'organizzazione di cultura'. È davvero molto tempo che non lavoro con voi, salvo qualche incontro occasionale che però mi ha sempre confermato l'idea di un 'patrimonio' di saperi, pratiche, documenti ineludibile. Non posso darvi dunque un sostegno pieno e motivato su cose che non conosco bene, ma ve lo do con entusiasmo come membro di una storia comune dell'organizzazione di cultura nel dialogo con la società civile, nella convinzione che quel modo che ha formato me è ancora valido nella formazione diffusa e capillare oggi, nell'uso sociale partecipato dei beni culturali e del patrimonio culturale di cui parlano le nostre leggi .

Forza Paris

 

Pietro Clemente