18 giugno 2008

PETIZIONE A SOSTEGNO DELLA CINETECA SARDA

Per aderire alla petizione, é sufficiente lasciare un commento (in cui specificate nome, cognome, professione o gruppo di appartenenza e città in cui operate) in coda al testo di questo post. Per farlo, é sufficiente cliccare su "Posta un commento".



Al Presidente della Giunta della Regione Autonoma della Sardegna, Dott. Renato Soru

al Presidente del Consiglio Regionale, On. Giacomo Spissu

e p. c. ai Capigruppo del Consiglio Regionale Sardo

al Presidente della Società Umanitaria, Dott. Amos Nannini

  • Le associazioni di cultura cinematografica e le associazioni di cultura educativa:
  • Il Centro Regionale Sardo della FICC, (Federazione Italiana dei Circoli del Cinema)
  • Il Cineclub FedIC, (Federazione Italiana Cineamatori), Cagliari
  • L'ARCI-UCCA, (Unione dei Circoli del Cinema ARCI), prov. Cagliari
  • Il MCE, (Movimento di Cooperazione Educativa), Sardegna
  • Il CIDI, (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti), Cagliari
  • LEND (Lingua e Nuova Didattica)
  • I sottoscrittori in elenco

I firmatari hanno accolto con favore la decisione della Giunta regionale sarda di promuovere la costituzione della Fondazione "Cineteca regionale sarda", assunta con l'art. 14 della Legge regionale n. 15 del 20 settembre 2006, e hanno apprezzato che nel testo di legge fosse riconosciuta l'importanza dell'attività che ormai da più di 40 anni la Cineteca Sarda della Società Umanitaria svolge in Sardegna.

Ma il successivo schema di Statuto della Fondazione, approvato il 20 dicembre 2007, non riconosce e non determina in maniera chiara e definita il ruolo del Centro di Servizi Culturali di Cagliari della Società Umanitaria.

In tale contesto i firmatari osservano con preoccupazione che alcune iniziative culturali e politiche - pure realizzate nell'intento senz'altro meritorio di proporre al pubblico un'immensa mole di materiali audiovisivi, come la Sardegna Digital Library, ed alcuni progetti recentemente annunciati, riguardanti la creazione di nuove istituzioni culturali - sembrano ignorare, con un'incomprensibile mancanza di memoria storica e in contraddizione con gli stessi proponimenti del progetto di Centro di Documentazione Audiovisiva (det. 834 del 26 aprile 2006), il lavoro svolto in Sardegna dalla Cineteca Sarda della Società Umanitaria a partire dal 1966.

La Cineteca Sarda è stata ed è ancora oggi un interlocutore imprescindibile per chiunque abbia scelto di impegnarsi in Sardegna, in ogni sede, sul terreno della formazione e dell'organizzazione del pubblico, dell'uso formativo degli audiovisivi, con un lavoro strenuo e capillare mirante alla crescita della cultura - non solo cinematografica - in senso democratico.

L'apertura al dialogo con le realtà associative diffuse sul territorio e l'offerta gratuita e continua non solo di materiale audiovisivo, ma anche di formazione sul piano metodologico, oltre che tecnico, hanno sempre caratterizzato il lavoro della Cineteca sarda e dei Centri culturali della Società Umanitaria in Sardegna.

Tale lavoro ha portato peraltro riconoscimento e stima a livello sia nazionale che internazionale, come mostrano la collaborazione costante con le Cineteche italiane e la presenza della Cineteca Sarda nella FIAF (International Federation of Film Archives).

Il patrimonio audiovisivo, le competenze, le professionalità, le sensibilità che negli anni i Centri di Servizi Culturali della Società Umanitaria hanno formato, sia nel proprio interno che nell'associazionismo di base, costituiscono un bene pubblico che deve essere riconosciuto, difeso e potenziato.

Pertanto, i firmatari del documento auspicano:

- che la Regione si impegni per la costituzione - prevista dalla legge - di una fondazione mista pubblico-privato, per garantire, attraverso l'indispensabile coinvolgimento della Società Umanitaria, il potenziamento e il radicamento di quel servizio pubblico che la 'Cineteca Sarda' ha fino ad oggi offerto ad associazioni, scuole, biblioteche, università e a tutti e tutte coloro che hanno operato con gli audiovisivi per contribuire alla crescita culturale della Sardegna.

- che la Società Umanitaria di Milano si impegni affinché questo patrimonio storico di esperienza e di materiali concretizzatosi nella Cineteca sarda sia tradotto all'interno della "Cineteca regionale sarda", e compia i necessari passi per trovare con la Regione sarda un terreno di confronto e di mediazione che porti alla costituzione di una cineteca pubblica, accessibile e gratuita per tutti.

Per: Firme

Il Centro Regionale Sardo della FICC, Luigi Zara

Il Cineclub FedIC Cagliari, Romano Widmar

L'ARCI-UCCA prov. Cagliari, Alessia Camedda

Il MCE Sardegna, Rinaldo Rizzi

Il CIDI Cagliari, Rosamaria Maggio

LEND Maria Rosa Giannalia

156 commenti:

Anonimo ha detto...

Per noi fruitori del lavoro degli instancabili Antonello Zanda& Co., trovo sia improponibile ed inaccettabile il tentativo di cancellare un Centro Culturale (con le C maiuscole)come questo.

Coraggio: la ragione prevarrà.
Un caro saluto
Mario Serra

emsaba ha detto...

Esperienze e lavoro di anni vanno tutelati e valorizzati.
Emanuela Saba, studente, Cagliari

Anonimo ha detto...

Emanuela Porceddu, studentessa, Cagliari

Anonimo ha detto...

andate avanti con coraggio..vi sosterremo.la cultura non può morire

giovanni ha detto...

E' arrivato il momento di lottare davvero perché la cultura abbia davvero (non solo a parole a cui seguono atti contrari)lo spazio per opporsi al dilangante vuoto dello spirito. Cioè, alla morte della democrazia. A meno che non sia proprio questo ciò che si sta perseguendo...

Anonimo ha detto...

indimenticabili le proiezioni e i dibattiti nella ''saletta'' di via macomer! coraggio,non molliamo!!!
saluti di speranza

Unknown ha detto...

L'ipotesi di un colpo di spugna sull'enorme patrimonio culturale della Società Umanitaria Cineteca Sarda è così assurdo da apparire incredibile. Tuttavia ciò può accadere davvero per incompetenza e qualunquismo.. e dobbiamo fare di tutto per scongiurarlo, perchè conoscenza sensibilità e cultura non sono automaticamente trasportabili insieme alle pizze! Il rischio è di restare con un pugno di mosche in mano. Chiediamo al Presidente Soru e ai suoi collaboratori di consentire alla nuova cineteca regionale di poter iniziare 'in corsa' la propria attività con Antonello Zanda, Peppetto Pilleri e tutti gli altri operatori della Cineteca Sarda così da non disperdere ma valorizzare il prezioso patrimonio culturale e identitario di cui sono instancabili portatori. (Antonio Melis, Ass. Schermi Rubati)

Giovanni Graziano Manca ha detto...

Un augurio speciale perchè la Cineteca sarda sopravviva e il meritato riconoscimento per la competente ed insostituibile opera fin qui svolta dal responsabile Antonello Zanda e dai suoi collaboratori.
Dico: No!, anche al solo tentativo di ridimensionare e/o ridurre e/o dimenticare la meritoria attività di questo centro culturale che anche a Cagliari ha significato Solidarietà, Amicizia, Cultura, Passione per l'arte cinematografica e, per molti, una maggiore Consapevolezza intorno ai problemi che essa, oggi come ieri, ha sempre posto.

nmelis ha detto...

Nicola Melis - Ricercatore Facoltà di Scienze Politiche - Cagliari

Anonimo ha detto...

Ancora i prinzipales! Ecco un ulteriore frutto della mancanza di memoria collettiva..via macomer, i dibattiti, le proiezioni e le riprese con il videotape, a La Palma, a Pula, a Sarroch ed i momenti di incontro con le operaie tessili di Macchiareddu e quelli delle imprese d'appalto in zona industriale e la tenacia di Fabio Masala ed il progetto di cineteca che prendeva sempre più corpo...
Mai mollare sempre resistere. Auguri - Salvo

Anonimo ha detto...

Pier Francesco Loche, attore, Cagliari

Anonimo ha detto...

Per chi volesse firmare la petizione, a Cagliari in piazza Michelangelo n.23, presso lo studio del pittore Paolo Laconi, sono a disposizione i fogli per la raccolta delle firme

Luigi Zara, Operatore Culturale Quartu Sant'Elena.

Anonimo ha detto...

ogni piccolo frammento di qualunque forma d'arte non può essere abbandonato al suo destino per poi riscoprire tra un secolo di aver perso un patrimonio e per questo ho coinvolto gli amici dell'ass. fotografica da me fondata perchè siano vicini al vostro ammirevole impegno.. qui il link alla richiesta di aiuti a vostro favore
http://www.scattomatto08.altervista.org/forum/viewtopic.php?topicid=247
Giuseppe Usai, fotoamatore, Roma

Anonimo ha detto...

La Cineteca Sarda non è solo un grande contenitore di audiovisivi è l’anima della cinematografia e dei cineasti sardi.
Ben vengano innovazioni quali la Digital Library regionale, ma per favore, gli incontri, gli scambi culturali, il piacere di scoprire i racconti che qualcuno ha impresso in una pellicola nel passato oppure in una videocassetta in tempi più recenti, le emozioni che per oltre quarant’anni la Cineteca Sarda ha offerto non possono essere cancellate.
Spero e auguro alla Cineteca Sarda di continuare a svolgere il proprio compito con grande professionalità come ha sempre fatto con la speranza che possa essere sempre un riferimento per tutti coloro che amano vedere e fare il cinema in Sardegna.

Davide Mocci
Regista Documentarista collaboratore RAI
www.masterfilm.it
info@masterfilm.it

Valentina Origa ha detto...

Chi vuole firmare e raccogliere firme a sua volta per sostenere la Cineteca Sarda può richiedere i moduli firma anche via e.mail all'indirizzo centroficc@yahoo.it

Valentina Origa
Insegnante, membro della FICC

Anonimo ha detto...

Francesco Acquaviva;Grafico;Ravenna

precariola ha detto...

Marco Maffei,precario,Cagliari

Anonimo ha detto...

Resistete per tutta la Sardegna.

Federico Marini

sardu salvatore ha detto...

Presentando i miei video,ricordo sempre che sono "Figlio dell'Umanitaria".Se non avessi incontrato Fabio Masala nel lontano 1966, forse non sarebbe nato il cineasta Salvatore Sardu,forse non sarebbe nata la Sarfilm col centinaio di filmati,che ormai da 40 anni documentano l'isola.Anche per questo l'UMANITARIA DEVE CONTINUARE A VIVERE
Salvatore Sardu

alderan ha detto...

Ghiani Gabriele studente universitario, facoltà di lettere, Cagliari.

Perché un frammento di dignità possa esser instillato nel cuore di tutti coloro che come me, con la cineteca, ha scoperto che piuttosto che tacere ed vivere da osservatori inizialmente critci e di seguito sempre più apatici, da critici che si è l'evoluzione può giungere ad un'azione reale.

alderan ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Anni di dibattiti, di organizzazione della cultura cinematografica e di battaglie per la difesa dei diritti del pubblico non possono essere dimenticati ne possono finire, soprattutto oggi!

Unknown ha detto...

Aderisco alla petizione con molto piacere... coraggio!

Maria Coletti - Cineteca Nazionale - Roma

Anonimo ha detto...

In Yellow Submarine si chiamavano "biechi blu"...da noi "assessori alla cultura"...

Michela Pitzalis, studentessa di Lettere, Cagliari

Anonimo ha detto...

E' UNA ESPERIENZA UNICA DI VALORE REGIONALE E INTERNAZIONALE INESTIMABILE!

Sergio Sarritzu, insegnante, Roma

Anonimo ha detto...

Silvano Lobina, Musicista Cagliari

Anonimo ha detto...

non siete soli (e mi auguro restiate "non soli")
Benigno Moi

Anonimo ha detto...

Stefania Mameli, impiegata, Quartu Sant'Elena

Anonimo ha detto...

Fabiana Melito, chef, Quartu Sant'Elena

Anonimo ha detto...

Antonio Maria Pusceddu, dottorando Etnologia Università di Cagliari

Anonimo ha detto...

Laura Pinna
studentessa,Cagliari

Anonimo ha detto...

francesca chiappe
biologa e appassionata di cinema
cagliari

Soru....ma che ti prende?

Anonimo ha detto...

Resisteremo!!! Resisteremo!!!

Cesare Giombetti, impaginatore, Monserrato

Anonimo ha detto...

Ita seusu gioghendi?
Sa Cineteca no depi morri diaici....

Anonimo ha detto...

Simona Cossu, impiegata, monserrato

Anonimo ha detto...

A me tutto ciò non meraviglia,
..finalmente piano piano si sta scoprendo che a Renato Soru della nostra Sardegna non gli importa gran che.

Purtroppo quest’uomo in pieno delirio di potere si è convinto che tutto ciò che riguarda la nostra terra sia sua…
Chissà forse è amico del signor G e il padre da piccolo l’ha portato sopra Punta la Marmora e gli ha detto:
"Guarda... tutto questo un giorno sarà tuo..”.
Ma noi gli diremo:
guarda.

D'altronde noi sardi ci siamo fatti annebbiare la vista da quei provvedimenti che solo apparentemente ci proteggevano, in realtà il suo modo di operare non solo nasconde interessi fortemente personali.. ma a volte è anche illegale……..e noi paghiamo….

Ci voleva la cineteca sarda per risvegliare le nostre coscienze.
Un grazie anche per questo agli operatori dell'Umanitaria, compresa Anna che nessuno menziona ma che con la sua passione, spirito di sacrificio amore per la cultura e lavoro in sordina ha contribuito, in pari misura ai suoi colleghi, a rendere la cineteca sarda il punto di riferimento principale della cultura Sarda.

Renato... Antonietta
credo che dovrete riflettere con attenzione perché questa volta senza colpo ferire e senza ricorrere ai tribunali non ve la faremo passare liscia.

In particolare Antonietta pensa prima di parlare, sei una figura pubblica, far apparire gli operatori della cineteca come piccoli opportunisti che stanno semplicemente difendendo il loro posto di lavoro è un segno di scarsa lungimiranza e profonda ignoranza (per carità senza offesa, nel senso di ignorare)

Renato... di una cosa, in ogni modo ti si deve ringraziare, mai la società Umanitaria in 40 anni ha avuto tanta visibilità..

Anonimo ha detto...

voglio lanciare una proposta a tutte le persone coinvolte nel problema..
Se i nostri..sigh!..amministratori continuassero a non accorgersi di avere il ben dell'intelletto...
organizziamo un bel sit-in davanti alla regione?
Possiamo mettere anche il banchetto delle firme per il grande capo e suoi seguaci..credo che siano tra i pochi che ancora non hanno firmato

lele ha detto...

Raffaella Falanga
gestore Multisala Corallo
Torre del Greco
www.multisalacorallo.com

Sottoscrivo la petizione

Anonimo ha detto...

Buon giorno a tutte e a tutti.
Leggo con qualche sgomento di timori e paure per “la fine della cultura e la chiusura della Cineteca”.
Voglio rassicurare i promotori della petizione, che con qualche schematica approssimazione descrivono un quadro apocalittico, poco coincidente con la realtà. Intento della Regione Sardegna è proseguire ad investire sulla cultura e sulla promozione del settore cinema, non a caso si intende dar vita alla Cineteca regionale per valorizzare il lavoro di tanti operatori e renderlo, come molti chiedono, più efficace, in luoghi più accoglienti, con risorse adeguate e ben spese. Il progetto Cineteca Regionale prevede anche la realizzazione del Centro di restauro del multimediale, per ovviare alla sofferenza conservativa di cui spesso soffrono tali preziosi beni culturali. Stupisce vedere come non ci sia un accenno da parte vostra alla necessità di emanciparci dai “milanesi”, proprio in nome di quel lavoro e di quell’autonomia sempre professata da Fabio Masala, che alcuni richiamano nei commenti, e da molti di noi cinefili che spesso hanno denunciato questa anomalia (unica in Italia) rispetto all’Umanitaria di Milano.
Mi candido subito a firmare la petizione ove ci fosse anche il più piccolo segnale di pericolo per la sopravvivenza del patrimonio umano e materiale che la Cineteca custodisce e rappresenta per la cultura di Cagliari e della Sardegna; ma così non è.
Noi tutti abbiamo attraverso la Cineteca regionale la possibilità di fare un notevole salto di qualità: la Cineteca sarà ubicata presso la ex Manifattura Tabacchi, il cui restauro sarà messo a bando nei prossimi giorni, è in via di istituzione il Centro del restauro del multimediale, i contenuti digitali rientreranno all’interno del Catalogo unico dei beni culturali della Sardegna.
Ci sarà un luogo in cui si potrà assistere alle proiezioni, meglio se in pellicola, dove si rinnoverà “il piacere di scoprire i racconti che qualcuno ha impresso in una pellicola nel passato” e, allo stesso tempo, gli autori e i registi sardi, che hanno partecipato ai bandi per l’acquisizione di contenuti per la Digital Library, hanno potuto far sì che le stesse loro opere siano in qualsiasi momento disponibili per chiunque in qualsiasi parte del mondo.
Credo sia il caso che stiamo nella serenità delle cose reali, trasparenti e sotto il sole, uscendo dalla linea d’ombra dei timori e delle dietrologie.
Insieme dobbiamo immaginare una Cineteca regionale della Sardegna con risorse umane e materiali sarde, con quella ricchezza che sin qui abbiamo espresso e stratificato.

Anonimo ha detto...

Dobbiamo essere tutti uniti per la salvaguardia della Cineteca sarda !!! Non possiamo permettere che vada in fumo un centro culturale così importante e prezioso !!

Anonimo ha detto...

la cineteca è l'anima di tutti i circoli del cinema! Alambrado Paulilatino

Anonimo ha detto...

la cineteca è l'anima di tutti i circoli del cinema! Alambrado Paulilatino

Valentina Origa ha detto...

Gentile Assessore,
le sue parole positive non ci rassicurano.
La petizione evidenzia puntualmente la contraddizione esistente tra la Legge sul cinema e il Progetto del Centro di Documentazione da una parte e la loro mancata attuazione, unita agli ultimi proclami riguardanti i progetti di cui anche lei ci parla nel suo intervento sul blog.
Lei di questa contraddizione non parla. Noi chiediamo che la Legge proclamata dall'attuale Giunta regionale venga attuata con la creazione di una società mista pubblico-privato in cui il partner privato sia appunto la Cineteca Sarda della Società Umanitaria, e lei ci parla genericamente di una Cineteca regionale che valorizzerà il lavoro di tanti operatori, senza mai citare la Cineteca Sarda della Società Umanitaria.
Anzi, parla esplicitamente della necessità di “emanciparsi dai milanesi”, e cita a riguardo persino l'autonomia professata da Fabio Masala: ovvero quell'autonomia che la Cineteca Sarda ha sempre avuto proprio grazie al legame con l'Umanitaria di Milano.
Lei denuncia “un'anomalia” sarda, ed è vero, esiste un'anomalia, che però non è quella che lei denuncia: l'anomalia sarda della Cineteca sarda fondata da Fabio Masala e che da più di quarant'anni costituisce uno dei fondamenti della nostra cultura e identità sarda più avanzata, è l'essere una cineteca del pubblico, un luogo di formazione continua e capillare di operatori e operatrici culturali pronti a formarsi e a formare il nuovo pubblico, ovvero la nuova cittadinanza democratica in Sardegna.
Lei ci parla di cose reali, trasparenti, sotto il sole, ci invita ad uscire dalla linea d'ombra. Ma noi l'abbiamo attraversata da tempo, da tempo siamo diventati adulti, adoperando il nostro senso critico e unendo, nei numerosi dibattiti organizzati dalla Cineteca Sarda, i nostri pensieri diversi in una più alta sintesi.
La invitiamo a discutere ancora con noi, dunque, con parole più chiare e fatti più significativi.
Cordiali saluti,
Valentina Origa
FICC

Anonimo ha detto...

Gentile assessore,
ancora una volta leggo un suo intervento sulla cineteca regionale e ancora una volta non riesco a capire che ruolo avrà in tutto questo la società Umanitaria.
Pur apprezzando il suo impegno per la cineteca sarda trovo le sue dichiarazioni nebulose e sfuggenti.
Va bene, abbiamo capito... avremo la cineteca sarda; Lei su questo non ha mai lesinato parole ed è sempre stata molto chiara dimostrandosi a volte anche delusa della nostra “ingratitudine”.
Questo suo intervento a me sembra, per l’ennesima volta molto “politico”: si decanta tutto quello che si farà e tuttavia sono assai vaghi i discorsi sull’argomento che a tutti i sostenitori della petizione interessa.
Forse sono io un po’ stupida e allora le chiedo:
- Gentile assessore per un attimo abbandoni il linguaggio politichese e con la stessa chiarezza che mostra nel parlare del gran lavoro che sta svolgendo per il cinema sardo ci spieghi:
1. Quale ruolo avrà la società Umanitaria in tutto questo?
2. Avete avuto degli incontri con “i milanesi”?
3. Perché non ci racconta cosa vi siete detti ?
4. Quali sono i termini della discordia?

Sicuramente la società Umanitaria non scomparirà; noi faremo di tutto per non permetterlo
e come lei può verificare non siamo certamente in pochi.
Dottoressa Mongiu, legga con attenzione la petizione e organizzi un incontro pubblico per parlare con tutti noi che le sembriamo così “ingrati”.
Forse non sarà facile rispondere alle nostre domande.
Noi firmatari non chiediamo che la regione finanzi la società Umanitaria come un organismo autonomo, ma vogliamo che la stessa stia dentro la fondazione cineteca Sarda e partecipi attivamente alla sua costituzione.
Gentile assessore a me sembra che lei insieme all’acqua sporca voglia buttare via anche il bambino.
Sono sicura che con la sue capacità e magari con qualche piccolo suggerimento da parte di chi si occupa da 40 anni di cultura cinematografica, l’obiettivo verrà felicemente raggiunto con buona pace di tutti..
Credo che essere di sinistra, significhi anche non imporre d’alto, ma dibattere pubblicamente un difficile problema per poi trovarne insieme la soluzione.
Le difficoltà con i ”milanesi”, di cui lei evita accuratamente di parlare, con la sua abilità saranno sicuramente superate e quel giorno non le faremo mancare gli applausi per mostrarle la nostra profonda “gratitudine”

Distinti saluti
L'unir zenit a magia

Anna Maria ha detto...
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Anna Maria ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anna Maria ha detto...

Anna Maria Musicista, Docente di Organo e Composizione Organistica

Mi auguro che questa benemerita istituzione sorta a vantaggio di tutti i cittadini rimanga attiva per diffondere la cultura del cinema di qualitá

Anonimo ha detto...

Signora Mongiu, è un peccato che non abbiano scelto qualcuno più preparato di quanto Lei sta dimostrando di essere, per gestire un bene così universale come la cultura cinematografica. Le legge sul cinema della Regione Sardegna che Lei ha (per lo meno) contribuito a far passare così com'è, è scandalosamente priva di efficacia, utilità, chirezza e, direi, persino rispetto della dignità di chi lavora o cerca di farlo, nel cinema , almeno da tanto tempo quanto quello che Lei ha dedicato alle antichità e ai musei ( e sorvoliamo, in questa sede, sia sullo stato delle prime in Sardegna, quanto su quello dei musei). Spesso con risultati più ragguardevoli e degni di nota.
Quest'altro capitolo è una vera vergogna e Lei dovrebbe iniziare a rispondere con rispetto agli interlocutori, anzi che con spocchia, sufficenza, snobbismo e ignoranza dei problemi. Non facciamo finta di essere ciò che non siamo. Lei non so se lo è, ma sicuramente non appare più onsta intelligente e sveglia di tanti altri amministratori che purtroppo ci hanno rovinati finora. Ma forse è solo uno sbaglio del suo consulente d'immagine o dei suoi consiglieri, chissà. Si riprenda, Sig.ra Mongiu. Siamo sardi anche noi. Ed è un peccato che chi non lo è possa arrivare a pensare che l'ambiente intellettuale sardo sia rappresentato da persone così tanto dedite all'interpellanza dell'opinione della gente di cultura, e così leggera, poi, nel fregarsene sonoramente della loro opinione, quando il capo ha progetti ambiziosi e appariscenti da sventolare per il web.
Mi spiace, probabilmente questo commento verrà cancellato e lei non potrà rispondermi, perchè non firmerò l'intervento. E non lo firmerò perchè ormai, lei ed il suo capo, non fate meno paura di altri ben meglio istallati "sordi" d'italia (sordi sta per sordi, non per sardi. Non è un errore di digitazione).

I miei riguardi a Lei, e un abbraccio a chi, come quelli della Cineteca, pensano che la Cultura sia un bene prezioso da conservare e far fermentare e diffondere, non una nuova televisione via internet dalla quale, prima o poi, poter lucrare politicamente e/o finanziariamente.

ANONIMO

Anonimo ha detto...

Ho letto la denuncia cautelativa fatta dalla società umanitaria di Milano...
Presidente ma quanti soldi,noi sardi dobbiamo ancora spendere, per pagare gli avvocati che difendono le Sue bizzarre azioni politiche?..
Io l'ho votata, non tanto perché mi fidavo di lei, non ho avuto mai nei suoi confronti grandi simpatie, ma perché in quel momento sembrava essere il meno peggio..
Purtroppo forse non era vero.
Mi contraddica la prego e per una volta non imponga con prepotenza le sue decisioni, si affidi alle persone che per 40 anni hanno dimostrato professionalità ed esperienza di gran lunga superiori a quelle della sua collaboratrice.
La dottoressa Mongiu cosi potrà occuparsi del suo mestiere... dove mi auguro sia più competente... e Lei potrà dedicarsi a risolvere il grave problema di bilancio che ha causato continuando a portare avanti quelle poche azioni che non sono da disprezzare..


Cordiali saluti
Giuliana

Stefano Fratta ha detto...

Stefano Fratta, insegnante, Capoterra - CA

Anonimo ha detto...

Francesca Erriu, Circolo del cinema Chaplin, Cagliari

marco asunis ha detto...

Gent.ma Assessora Mongiu, apprezzo personalmente il suo intervento e la sua volontà al dialogo. E' auspicabile però che lo sia altrettanto la sua capacità all'"ascolto". Il "nuovo pubblico", non solo sardo a leggere le tantissime adesioni all'appello, vuole e pretende che l'anima della nuova Fondazione della Cineteca regionale sarda sia permeata da quella antica e popolare, pluralista e associativa, pubblica e gratuita, tollerante e formativa della vecchia cineteca regionale della società umanitaria di Cagliari, voluta da Fabio Masala e Filippo Maria De Sanctis! A Lei trovare la strada per non deluderci. Cordialmente, Marco Asunis (Presidente nazionale F.I.C.C.)

Anonimo ha detto...

Intervengo a questo blog dopo aver letto l’intervento dell’Assessore Mongiu e quello di Valentina Origa, ma anche alcuni di quelli anonimi che parlano per frasi fatte e/o senza cognizione di causa lanciando accuse che spesso rasentano l’insulto.
Conosco molto bene il problema di cui stiamo parlando sia perché ho lavorato (non come volontario) per ben 15 anni alla Cineteca Sarda sia perché ho dato un contributo non marginale alla formulazione dell’articolo della legge sul cinema che riguarda la Cineteca Regionale. È per questo che ritengo che vadano fatte alcune considerazioni, perché ciò che a me in quanto firmatario della petizione interessa non è distribuire colpe accusando tizio o sempronio, ma dare un contributo e uno stimolo affinché una delle esperienze più importanti in campo cinematografico (e non solo) della nostra Isola non venga cancellata e possa proseguire "simbolicamente" nella Cineteca Regionale. E sottolineo il termine "simbolicamente" sia perché la Cineteca Sarda per la sua storia ha un valore simbolico che non deve essere perso, sia perché non credo che il suo patrimonio cinematografico non possa essere ricostruito anche senza quello dell’attuale Cineteca. I film si possono recuperare, gli operatori si possono sostituire, ma l’esperienza di una Cineteca costruita con tenacia e passione da operatori poco pagati o volontari, spinti solo da entusiasmo ed esigenze culturali non si può ricostruire. Praticamente senza soldi, vista con un certo sussiego dagli intellettuali organici ai centri di potere, considerata un po’ come un giochetto da amministratori pubblici ottusi, la Cineteca negli anni è cresciuta e l’esperienza nata intorno a cinque film ha dato vita a una struttura riconosciuta a livello internazionale. Sono convinto che si tratti di uno dei capitoli più interessanti della storia culturale sarda degli ultimi cinquant’anni: la dimostrazione concreta che un progetto apparentemente utopico può diventare realtà, che il cinema può essere uno strumento di cultura e formazione di base, che si può lavorare a un progetto comune pur essendo diversi. No, questo non possiamo permetterci il lusso di perderlo! Ci abbiamo lavorato in tanti, cattolici, comunisti, anarchici, sindacalisti, cinefili, insegnanti, studiosi, registi… tutti abbiamo dato e in cambio abbiamo ricevuto qualcosa che ha contribuito a segnare la nostra vita e quindi la vita culturale della Sardegna. È per questo che chiediamo al presidente Soru di fare uno sforzo costruttivo. E lo chiediamo all’assessore Mongiu, che prima di essere assessore è operatore culturale e sa qual è il valore della storia e conosce la fatica fisica e mentale nascosta dietro ogni risultato culturale. Quello che chiediamo è un impegno politico per la Sardegna.
Non credo che nessuno di quelli che conoscono bene la realtà e la storia della Cineteca Sarda possa credere minimamente alla buona fede dei "milanesi" (come dall’interno vengono chiamati gli amministratori dell’ente). E non solo perché, a mia memoria, non hanno mai investito nell’Isola ma si sono limitati a far girare i soldi messi a disposizione dalla Regione, o perché, rappresentanti della buona società milanese dediti alla filantropia snob, non hanno la minima idea di cosa sia un bene culturale cinematografico o una "cineteca del pubblico" (come dice Valentina Origa), ma soprattutto perché nel trattare il problema coniugano il classismo snob che li caratterizza con la convinzione (errata) di essere titolari di un patrimonio di valore economico e non culturale.
Personalmente sono convinto che la legge sul cinema in relazione alla Cineteca Regionale (dove mai si parla di società pubblico-privata, ma di fondazione controllata almeno al 70% da amministrazioni pubbliche) abbia mantenuto quella coerenza e validità originaria che molti altri punti della legge hanno perso, così come non vedo tanto negativamente (per quanto non sia privo di imprecisioni e ingenuità) lo statuto della fondazione approvato dalla Giunta regionale. So anche che i diversi incontri fra Regione Sardegna e Società Umanitaria si sono rivelati inconcludenti, e che gli amministratori dell’Umanitaria per entrare nel progetto Cineteca Regionale hanno presentato alla Regione condizioni tanto esose da poter essere ritenute offensive, eppure bisogna fare uno sforzo ulteriore.
Voglio concludere questo lungo intervento citando un brano di Fabio Masala che trovo particolarmente eloquente: «La Cineteca Sarda è stata una costruzione pratica; un miscuglio di programmazione e di improvvisazione; un progetto aperto, sempre in bilico tra sviluppo e mera sopravvivenza. Nel crearla abbiamo lavorato come gli operai di quasi tutte le periferie semiurbane meridionali. Essi hanno un obiettivo preciso e irrinunciabile per non farsi stritolare dalla città: costruirsi una casa che risponda ai loro bisogni. E se la costruiscono con caparbietà, con le proprie mani, con l’aiuto reciproco di parenti e compagni, col lavoro di anni e decenni. Ma se lo scopo è chiaro e netto, indefiniti sono le forme e i tempi di costruzione. Per cui la casa potrà essere abitabile tutta subito (molto raramente) oppure solo in parte (e allora si vive in una o due stanze, mentre si costruisce il resto); e poi la casa non sarà mai finita, c’è sempre qualche aggiunta o modifica o miglioramento da apportare. Soprattutto però la casa (che dovrà essere adatta alla vita associativo-familiare del lavoratore) risentirà del modo di lavorare di tutti coloro che ci hanno messo mano e dei diversi materiali utilizzati. Non avrà uno stile armonioso; la sua omogeneità dipende dalle funzioni e dall’uso. Così l’associazionismo culturale ha costruito la Cineteca Sarda». Ecco, io voglio che di questa "casa" rimanga un forte segno e siccome non credo che i "milanesi" abbiano qualche minimo interesse per mantenerlo non posso che affidarmi a chi guida la Regione sarda.
Antioco Floris

Anonimo ha detto...

Gentile dottor Floris

Sicuramente io non ho la sua conoscenza dei fatti ma come potrà riconoscere le parole che troverà qui di seguito non sono mie.


Cineteca regionale sarda -
Centro di documentazione audiovisiva

1. La Regione promuove la costituzione della Fondazione “Cineteca regionale sarda” al fine di favorire l’acquisizione, la catalogazione, lo studio e la ricerca, la fruizione per fini culturali ed educativi del patrimonio cinematografico ed audiovisivo, nonché la conservazione e la diffusione delle opere cinematografiche di interesse regionale; ad essa partecipano la Regione, gli enti locali e soggetti pubblici e privati idonei a concorrere alle finalità di cui al presente comma.
……………

2. Le quote della Fondazione, all’interno della quale la Regione mantiene una partecipazione maggioritaria, sono detenute da amministrazioni pubbliche in misura non inferiore al 70 per cento.

……………………..

8. La Regione riconosce il valore e l’importanza dell’attività svolta dal centro per i servizi culturali “Società umanitaria”, di cui alla legge regionale 15 giugno 1978, n. 37, con sede in Cagliari; a tal fine la Giunta regionale predispone i necessari atti amministrativi e normativi per l’integrazione del suo patrimonio e delle sue competenze ed esperienze professionali all’interno della Fondazione.


Potrebbe spiegarmi gentilmente dove nello schema dello statuto sono rispettati questi tre commi?

Non mi sembra che nessuno difenda i milanesi: si chiede semplicemente di arrivare ad un accordo dove fra i due litiganti il terzo …non soccomba…

Sono certa che, i firmatari (conoscendo con precisione i fatti , presupposto essenziale per essere cittadini democratici liberi di scegliere senza pregiudizi) trovassero esose le richieste dei proprietari della società umanitaria se non offensive, non esiterebbero un attimo nel lasciarli da soli a remare nella loro barca.
Qui non si tratta di stare dalla parte di Soru o dei Milanesi (forse è meglio smettere di virgolettarli, anche questo può apparire offensivo) ma dalla parte del buon senso
Con un po’ di attenzione potrà scoprire che io non sono anonima… ma forse nel mio nick (che onestamente in questo contesto mi sembra assai adeguato) c’è un eccesso di timidezza

Distinti saluti
L’unir Zenit a Magia

Anonimo ha detto...

A sostegno di ogni luogo dove si conserva il sapore e l'arte del cinema...

Emanuele Nespeca
Produttore/distributore
La fabbrichetta srl

Anonimo ha detto...

Io trovo molto più offensive le parole di chi ci rappresenta pubblicamente, con le sue dichiarazioni qui e sui giornali, nei confronti di coloro che, è vero nell’ombra , ma non nel senso che lei vuol far intendere, ma perché lontani dai giochi di potere, hanno prestato e continuano a prestare la loro opera gratuitamente e non affinché venga salvaguardata l’identità culturale della nostra terra...

Elena ha detto...

Libertà di parola e di diffusione di cultura!!!!!

Anonimo ha detto...

In tempi di grave involuzione culturale quali quelli che stiamo vivendo è doveroso tutelare esperienze e lavori di anni.

Alba Di Carlo - Torino

Maurizio Masala ha detto...

A foras sos continentales?

scusate ma non capisco.
La 'Cineteca Sarda' è stata fondata nel 1966 sulla base della sinergia (anche se allora non si chiamava così)fra operatori della Società Umanitaria di Milano e associazioni culturali di base.
I nostri amministratori regionali si accorgono che è il caso di dotarsi di una cineteca regionale pubblica appena quarant'anni dopo, però loro sono i buoni - di cui dobbiamo fidarci - e 'sos continentales' sono i cattivi di cui dobbiamo diffidare.
Io non voglio discutere del pensiero di Fabio Masala (spesso citato in questo BLOG) - che conosco senz'altro meno bene dell'On. Maria Antonietta Mongiu e del Prof. Antioco Floris - vorrei far notare, però, un dato che mi pare significativo.
Fabio Masala, da direttore regionale dell'Umanitaria in Sardegna, si è sempre opposto - nonostante i conflitti con l'ente -alla 'regionalizzazione' dei Centri di Servizi Culturali e ha sepre difeso i margini di libertà che gli erano garantiti dal fatto di dipendere da 'sos continentales' e non direttamenta dalla regione.
Margini di libertà che hanno consentito a tanti di "lavorare a un progetto comune pur essendo diversi [...]cattolici, comunisti, anarchici, sindacalisti, cinefili, insegnanti, studiosi, registi… "
Io non conosco - ma sarà senz'altro una mia ignoranza - molti enti gestiti (al contrario della Cineteca Sarda) direttamente dalla Regione, dove si siano potute realizzare forme analghe di partecipazione diffusa(il prof. Floris mi perdoni e mi corregga se decontestualizzando le sue parole le strumentalizzo a mio vantaggio).
È probabile che a 'sos continentales' della Cineteca Sarda non importasse poi molto, però hanno sempre, se non voluto, accettato di mantenerla aperta e attiva. La Regione non finanziava una Cineteca, finanziava un Centro di Servizi Culturali che avrebbe potuto anche occuparsi di tutt'altro. La scelta di usare l'audiovisivo (non solo cinema) come strumento di crescita culturale, sociale e politica del popolo sardo è stata una scelta che pochi avventurosi avventati avventurieri (tra cui il Prof. Floris) hanno potuto fare anche grazie a 'sos continentales'(e anche quando le pellicole - che oggi sembrano, evidentemente non solo a 'sos continentales', un patimonio esclusivante economico - stavano a marcire negli scantinati degli assessorati in attesa di poter esser mandate in discarica).
Penso che l'obbiettivo che ci si deve porre è quello di avere una Cineteca regionale pubblica gratuita e pluralista.
Pluralista significa anche che pure 'sos continentales' - se hanno lavorato con noi sul territorio per più di quarant'anni - e possono, e vogliono portare un contributo utile devono poterlo fare.
P.S. conosco Fabio Masala meno bene dell'On. Mongiu e del Prof. Floris tuttavia azzardo un giudizio. Credo che una parte importante della sua capacità di contribuire alla crescita di chi lo ha incontrato nascesse anche dalla capacità di confrontarsi con chi incontrava. Anche oltretirreno.
P.S. Filippo De Sanctis era toscano, mandanto in in quel di Oristano dai 'milanesi'.
Anche lui colonialista, prof. Floris?

Anonimo ha detto...

mi auguro che aldila' di tante parole prevalga davvero la volonta' di salvaguardare la cultura sempre e comunque....

Cristina M. Cagliari

Unknown ha detto...

la cineteca sarda, se vuole, ha già il suo "posto" prenotato all'interno della mediateca del mediterraneo, grazie ad accordi presi con il comune di cagliari nel 2005

Anonimo ha detto...

Caro Maurizio, non credo che l’ironia un po’ sarcastica che usi ci possa portare da nessuna parte. Ed è per questo che preferisco risponderti senza chiamarti prof. Masala o gentile collega. Come non credo che ci porti da nessuna parte costruire contrapposizioni rigide nei confronti della Regione (di cui conosciamo bene la storia). Quando dici “I nostri amministratori regionali si accorgono che è il caso di dotarsi di una cineteca regionale pubblica appena quarant'anni dopo, però loro sono i buoni - di cui dobbiamo fidarci - e 'sos continentales' sono i cattivi di cui dobbiamo diffidare” sbagli due volte. La prima perché la Cineteca regionale in legge non l’hanno voluta gli amministratori regionali ma l’abbiamo imposta dalla base anche grazie al fatto che nel frattempo era diventato consigliere regionale qualcuno culturalmente più sensibile (anche grazie all’azione della Cineteca) di chi lo aveva preceduto. La seconda perché sembrerebbe che invece ‘sos continentales’, come li chiami tu, fossero consapevoli di cosa era realmente la Cineteca Sarda. Poi tu sai meglio di me che per anni la libertà garantita da ‘sos continentales’ più che libertà era lassismo, trascuratezza, dimenticanza, ignoranza. Tu sai anche che in tempi andati il sostegno alle attività del CSC era tale che il direttore era arrivato ad anticipare di tasca propria i danari per coprire le spese di funzionamento. Sai anche bene che la Società Umanitaria degli anni sessanta, quella che ha mandato in Sardegna Filippo De Sanctis e ha affidato a Fabio Masala la direzione del CSC di Cagliari nel 1963 non era la stessa di oggi. A guidarla c’era Riccardo Bauer e non Massimo Della Campa o Amos Nannini. Caro Maurizio, tu conosci bene il pensiero e la vita di Fabio Masala (come esplicita il tuo cognome) molto più di quanto non li conosca io, ma tu fingi (e proprio non so perché lo faccia) di non conoscere la storia recente della Società Umanitaria.
Sarebbe interessante fare una discussione sulla cineteca che vorremmo mettendo a confronto il tuo punto di vista con il mio, quello della Regione, degli operatori della Cineteca Sarda, dell’assessore Mongiu ecc. ecc. (magari quel incontro che in questo blog viene sollecitato da chi si firma “l'unir zenit a magia” [non sono bravo con i nick name, e per me rimane un anonimo]). Organizziamolo. Credo però che ora il problema immediato sia un altro, e cioè far sì che l’esperienza della Cineteca Sarda non finisca nel nulla.
Con la stima che ho sempre avuto nei tuoi confronti ti chiedo di rileggere il mio precedente intervento con gli occhi della ragione e non con quelli della pancia, ti accorgerai che oltre a non fare mai riferimento al pensiero di Fabio Masala (mi limito a citare la descrizione del processo costitutivo della Cineteca) e a non parlare mai di colonialismo, non faccio altro che chiedere un ulteriore sforzo alla Regione perché i contatti con l’Umanitaria finora dimostratisi improduttivi non vengano interrotti. E lo chiedo alla Regione perché non credo che “i milanesi” abbiano alcun interesse ad andare avanti, ma se tu invece pensi il contrario va bene, sollecita lo sforzo a loro.
Con molta cordialità,
Antioco

Anonimo ha detto...

Gentile dottor Floris
Sono una sua estimatrice e nutro per lei profondo rispetto. Proprio per questo mi scuso se ancora resterò anonima…
Lei mi attribuisce un merito che credo spetti non a me, ma alle menti illuminate che attraverso, il dialogo s’impegnano, con la loro esperienza, cultura e qualità umane, per superare le barriere.
La ringrazio dei suoi interventi perché a prescindere da chi ha ragione o torto comincio a capire qualcosa.
Avrei ancora tante domande da rivolgerle ma preferisco lasciar parlare chi del problema ha una precisa conoscenza . . .
Sarò onorata di parlare con lei, senza anonimato, sempre che me ne dia ancora la possibilità, il giorno in cui tutti, rappresentanti regionali compresi, potranno festeggiare il raggiunto obiettivo

Distinti saluti

L’unir zenit a magia

Maurizio Masala ha detto...

Caro Antioco,
perdonami l'ironia, ma hai ragione sugli "occhi della pancia", e quando scrivi di volerti "affidare" a chi guida la regione mi viene il voltastomaco; anche se sono d'accordo con te su molte altre cose.
Ad esempio hai completamente ragione quando scrivi "Sarebbe interessante fare una discussione sulla cineteca che vorremmo mettendo a confronto il tuo punto di vista con il mio, quello della Regione, degli operatori della Cineteca Sarda, dell’assessore Mongiu ecc. ecc..." soprattutto se con ecc. ecc. intendiamo rappresentanti dell'associazioni, amministratori di comuni e provincie e gli altri soggetti che potrebbero essere interessati alla costituzione di una cineteca regionale pluralista e democratica (compresa l'Umanitaria).
Credo che l'esperienza della Cineteca Sarda possa non disperdersi solo se continuiamo a discutere e ad utilizzare tutti gli strumenti democratici per far capire agli amministratori (che abbiamo votato e quindi ci rappresentano) che secondo noi (naturalmente possiamo sbagliarci) una cineteca regionale non dove essere necessariamente una cineteca di proprietà di un assessorato, può essere - come anche tu, mi pare, giustamente dici - un'altra cosa.
questo io credo e dico con cuore, testa, pancia e ogni altra cellula del mio corpo.
affettuosamente

Maurizio

Anonimo ha detto...

Gentile Dottor Floris
Da ignorante quale ho dimostrato di essere, non La conosco abbastanza se non nella piacevole lettura di qualche Suo libro e nell’ascoltare le Sue parole in qualche apparizione pubblica.
E’ vero il mio intervento è stato maldestro e maleducato (sembrava quasi ispirato alla trama di un vecchio film ) Ma da incapace quale sono volevo solo invitare (in maniera un po’ troppo rude lo ammetto e mi scuso), il nostro assessore ad uscire dal ginepraio in cui s’infila ogni volta che parla dell’argomento in questione.
Purtroppo dalle risposte che ha dato e da quelle che ha ricevuto, da anonimi guerriglieri e da autorevoli e dichiarati pacifisti, mi sembra che abbia solo ulteriormente peggiorato la sua situazione.
Lo so non è una guerra e spero che chi sta in alto…e non parlo di Dio…smetta di pensarlo.
Per quanto concerne le paremie, in diversi blog utilizzate e che Lei in maniera dispregiativa ( mi sembra...mi perdoni se sbaglio…) chiama frasi fatte …trovo che siano particolarmente interessanti.
Anche io come altri anonimi e non, apprezzo l’efficacia comunicativa e l’antica saggezza dei proverbi, in particolare di quelli sardi
Questo aspetto, come altri, credo contribuisca a tramandare cultura …ho figli sangue misto.. sardo- continentales … credo sia importante e cerco di far conoscere loro anche i detti dell’altra loro terra,scoprendo alla fine cio che veramente ci accomuna tutti
Scusi la frase fatta e appresa da tutti voi, "la cultura non ha confini" e chi la ama più o meno possedendola deve sempre prestare grand’attenzione affinché non si stabiliscano, trasformandosi come mi fa pensare un precedente intervento, in “barriere”…Impegno che si deve assumere più di tutti chi ci mette in relazione con il mondo. Non ho la sensazione che così si stia facendo, anche in questo caso presso le alte sfere…
E’ vero noi siamo sardi dobbiamo difendere la nostra identità ma da quei pochi studi che ho fatto e sto facendo (ringrazio anche il dottor Masala per questo) sto scoprendo tracce delle nostre tradizioni in tutto il mondo …
Per questo e non solo credo che sia indispensabile mantenere civili rapporti con tutti coloro che (in maniera più o meno interessata, non m’ importa se si fa tutto meno che danno) ci aiutano a portare avanti e sviluppare il nostro progetto…non mi sembra che presso le alte sfere, anche in questo caso, così si stia facendo
Ma questo è un lungo argomento che potrebbe farci sconfinare perdendo di vista il fine ultimo della questione…
Mi perdoni un’ultima osservazione…
Non capisco come mai Lei che sostiene la petizione perché giustamente preoccupato, non fa alcun’osservazione alle parole dell’assessore e ne chiede spiegazione, quando ci fa intendere che non firma perché i nostri sono timori da visionari.
Non mi aspetto risposta e ritengo giusto il suo decidere di non parlare direttamente con chi non si qualifica.

La saluto con rispetto

Enrichetta

Anonimo ha detto...

Cari e care,
credo che questo blog abbia avuto il grande merito di mettere a confronto posizioni diverse, molte le condivido, in particolare quella di Maurizio e Valentina. Anch'io, dopo di loro per questioni anagrafiche, ho avuto l'onore di lavorare e di collobarare alla cineteca, di partecipare affettivamente ad un progetto che mi ha subito affascinato e coinvolto. Io non ho conosciuto Fabio, nè Fiippo, ho letto i loro libri e ho conosciuto la loro eradità e i compagni di quel viaggio (Anna, Peppetto, Franco ecc.) e per quanto mi è stato possibile ho cercato di cogliere l'essenza di quel progetto, di continuare a realizzarlo nel ruolo che mi è stato dato. Quando alcuni anni fa mi sono laureata avere la possibiltà di lavorare in cinteca è stata una cosa meravgliosa, per cui ringrazio Antonello, perchè ogni giorno scoprivo cose nuove e mi innamoravo di quei racconti che Anna e Peppetto mi facevano, non mi stancavo mai di sentire le storie di Fabio, di Filippo e di tutti coloro che sono passati in Cineteca, tutta quella passione politica che si trasformava in prassi era una novità, una cosa mai vista. Erano tempi diversi e la gente lavorava per costruire un mondo migliore? Certamente era così, ma questo non ci esime da provare a far rivivere quelle esperienze, a tentare in tutti i modi di rendere il pubblico autore. Questo è l'unica vera ragione che ci tieni uniti in questo appello, nessuna linea d'ombra, nessuna rendita di posizione, siamo tutti e tutte uniti da un vissuto di quarant'anni di cultura per il pubblico e del pubblico. Grazie, Laura

Anonimo ha detto...

quintetto Andhira - Meno dispersione, più valorizzazione. Difendiamo e sosteniamo la Società Umanitaria Cineteca Sarda
Luca Nulchis - Cristina Lanzi - Egidiana Carta - Elena Nulchis Alessandro Garau
da Quartu Sant'Elena - Pirri - Sinnai, San Gregorio

Anonimo ha detto...

Nella mia pluriennale attività di critico cinematografico e soprattutto di operatore culturale, ho sempre avuto in testa un desiderio o forse un sogno: la Regione sarda, prima o poi, darà vita ad un organismo pubblico analogo ad altre istituzioni prestigiose, per intenderci, la Cineteca di Bologna o quella del Friuli. Questa nuova istituzione recupererà e rafforzerà il lavoro svolto dalla Cineteca Sarda, nonché il patrimonio, la cultura e l’esperienza “messe in piedi” da Fabio Masala, sottraendolo all’incertezza e al volontarismo che, spesso, ha segnato il prezioso lavoro di diffusione culturale.
Mi auguravo anche che una struttura pubblica non cadesse nel solito “tran-tran” della burocrazia inefficace, ma questa è un’altra storia che riguarda, spero, il passato, quando le centinaia di pellicole sulla Sardegna prodotte nel dopoguerra, prendevano polvere nei sotterranei di viale Trento e si potevano visionare solo dopo aver persuaso qualche custode annoiato.
Nella pur pasticciata legge sul cinema approvata nel 2006, c’erano le premesse per la realizzazione del “sogno”, e dunque non voglio polemizzare sul fatto che la Regione crei con propri atti legislativi e con regolamenti, le strutture, gli organigrammi, le direttive tecniche, politiche e culturali per il funzionamento ottimale di questa nuova struttura, che dovrebbe nascere a breve, denominata Cineteca regionale della Sardegna.
Posso anche capire un ragionamento estremo da parte del governo regionale: facciamo un nuovo organismo, decidiamo noi lo statuto e i suoi compiti, nominiamo i dirigenti e chiudiamo con il passato della Cineteca sarda/Società Umanitaria. Glorioso ma, allo stato attuale, poco utile. Non ne condividerei interamente l’impostazione ma l’accetterei, da cittadino che crede che la politica debba decidere in maniera autonoma, anche a rischio di sbagliare.
Trovo invece che l’idea di “inglobare” nella nascente Cineteca regionale della Sardegna, il Centro di Servizi Culturali di Cagliari della società Umanitaria e il suo patrimonio – senza alcuna trattativa con chi, fino ad ora, ha gestito tale struttura – sia una strada “impervia” che porterebbe non solo alla chiusura del Centro oggi esistente (poco male, se serve a fare dei passi avanti, e se si recupera l’esperienza e il personale), ma soprattutto alla nascita di un’istituzione monca, gravata immediatamente di contenziosi infiniti che rischiano di trascinarsi per anni attraverso ricorsi al TAR e tribunali ordinari. D’altro canto, in due precedenti occasioni (anni Settanta e anni Novanta) la Regione ha provato a “pubblicizzare” i centri di servizi culturali isolani, e in entrambi i casi, ha dovuto rinunciare.
Il motivo che mi ha spinto a sottoscrivere l’appello delle associazioni culturali sta tutto in questa paura di vedere non il “meglio” ma il “peggio.
Vorrei che, senza preconcette ostilità, la Società Umanitaria e la Regione Sarda si mettessero di nuovo attorno ad un tavolo per creare un organismo – sicuramente a maggioranza pubblica – che metta fine alla guerra contro “milanesi”. E direi che il primo passo potrebbe essere l’uso delle parole appropriate: il termine “milanesi”, ormai usato per definire la Società Umanitaria, per un verso assomiglia ad un tormentone da film di Totò (“sti milanesi!!!” in Totò, Peppino e la malafemmina), per un altro è una delle tante occasioni per sbandierare un nazionalismo da operetta che, in alcuni ambienti intellettuali (fortunatamente in minoranza), funzionano benissimo.
Per conto mio non conosco “i milanesi”, intesi come i responsabili della Società Umanitaria, ma il fatto che i centri sardi (Alghero, Carbonia-Iglesias, Cagliari) abbiano funzionato per quarant’anni e che a Cagliari sia nata e si sia sviluppata una delle esperienze culturali più interessanti del dopoguerra, depone in loro favore, anche nel presunto “menefreghismo” che, in realtà, è stato un modo per lasciare totale autonomia alle strutture.
Ma il punto non è neanche questo. In gioco c’è la possibilità e la capacità di attuare delle decisioni politiche intelligenti e condivisibili – come appunto quello di creare una Cineteca Regionale della Sardegna – attraverso una strategia che valuti la realtà e ne rispetti le contraddizioni inevitabili tra aspirazioni ideali e incidenti di percorso dovuti alla storia regionale di questo dopoguerra.
Non è la prima volta che l’attuale giunta regionale ha fatto fiasco proprio nel legiferare o decretare in maniera rivoluzionaria – il termine è giustamente desueto, ma ci sta tutto – su aspetti centrali del territorio, della cultura e dell’economia regionale, salvo ritrovarsi, per imperizia e scarsa capacità politica e diplomatica, di fronte a tribunali che cancellavano certe decisioni.
Volendo prospettare uno scenario estremo, che mi auguro impossibile, allo stato attuale nulla vieta alla Società Umanitaria di “impacchettare” tutto il patrimonio del centro di Cagliari (film, libri, dvd, e quant’altro) e portarlo a Milano. Poi magari un tribunale darà ragione alla Regione Sardegna, ma fra quanti anni?
In alternativa, la Regione può certo “bypassare” l’Umanitaria: si ricomincia da capo, si acquistano pellicole vecchie e nuove, fino ad avere un nuovo patrimonio interamente regionale.
A parte i costi, ne vale la pena? Soprattutto pensando che, anche partendo dal patrimonio esistente a Cagliari, i film e documentari sulla Sardegna oggi visibili sono ancora una minima parte di quelli esistenti e custoditi in altri archivi nazionali e europei. C’è insomma da fare un serio lavoro, che durerà anni ed anni, di catalogazione, recupero, restauro, schedatura, che potrà essere svolto solo attraverso sinergie con le università sarde.
Insomma, è proprio necessario fare una guerra per un posto in consiglio d’amministrazione da attribuire alla Società Umanitaria; posto che sarebbe occupato certamente da uno degli operatori sardi?
Al limite direi che una Fondazione aperta, sotto controllo regionale, dovrebbe prevedere l’intervento di Comuni (in primis Cagliari) e persino della Rai, che avrebbe tutto l’interesse a partecipare ad un’istituzione di questo tipo.
Gianni Olla

Giovanni Graziano Manca ha detto...

Aggiungo il presente commento al mio precedente (18 Giugno), facendo riferimento ad alcune considerazioni svolte dal Prof. Antioco Floris, di cui ho letto l'intervento su questo stesso blog.
E'vero: in un dibattito sarebbe meglio confrontarsi con gli altri evitando di esprimere le proprie opinioni da 'anonimi che parlano per frasi fatte e/o senza cognizione di causa lanciando accuse che spesso rasentano l’insulto'.
Fermo restando quanto sopra, ciò che si verifica mi pare rappresenti lo specchio fedele dei nostri tempi nel nostro paese e nella nostra regione: molta diffidenza nei confronti di ciascuna delle azioni di una classe politica e di una classe dirigente che anche in Sardegna viene evidentemente considerata invadente, non capace di discernere e, sopratutto,non all'altezza dei propri compiti e delle proprie responsabilità.

Anonimo ha detto...

Non scherziamo in questa epoca digitale in cui siamo tutti così controllati… e Soru questo lo sa bene…nessuno qui rimane anomino al limite non si sa chi scrive da un indirizzo IP
Allo stesso modo, chiunque può utilizzare il nome di qualcun altro.

Ma onestamente non credo sia questo il nocciolo della questione che si sta discutendo… basta non considerare i pavidi… non distogliere l'attenzione...e cadere nelle trappole dei provocatori. Credo che sia più importante continuare a percorrere la strada che è stata appena intrapresa
“DISCUTIAMONE”

UN ANOMIMO qualsiasi

Anonimo ha detto...

Un giorno, per caso, sono entrata in cineteca, cercavo un film per i miei alunni, qualcosa sulla Sardegna. Sono arrivata e all'ingresso ho trovato una ragazza; naturalmente io avevo le idee molto confuse, usavo per la prima volta l'audiovisivo, comunque ho esposto le mie intenzione e lei si è subito attivata. Una cosa mai vista, mi ha prima mandata a parlare con il mitico Peppetto, che mi ha aiutato nella scelta, mentre lei mi preparava alcuni libri che dovevano aiutarmi nella didattica. Così alla fine non è stato un film isolato, ma una breve rassegna sul tema del lavoro in Sardegna, i libri di F. DeSanctis sono stati un ottimo strumento per capire e sfruttare al massimo le potenzialità dell'audiovisivo. Non so se a qualcuno è mai capitato di entrare in un luogo pubblico e di ricevere non solo un prestito gratuito, ma anche una formazione. In Cineteca questo avviene tutti i giorni! Grazie e speriamo che qualcuno ascolti il nostro invito.
Un insegnante

Per la Cineteca Sarda ha detto...

Ieri si è riunita l'assemblea degli iscritti di Sinistra Democratica di Cagliari. E' stato approvato il seguente ordine del giorno: "L’assemblea provinciale di Cagliari degli iscritti di Sinistra Democratica, riunita in data 24.06.2008, ADERISCE
all’appello lanciato da alcune associazioni di cultura cinematografica ed educativa sarde affinché nella nuova Fondazione della Cineteca Regionale Sarda, prevista nell’art. 14 della Legge regionale n. 15 del 20 settembre 2006, si consideri imprescindibile il ruolo, la funzione e l’attività che da più di 40 anni ha svolto e svolge in Sardegna la Cineteca Sarda della Società Umanitaria, fondata da Fabio Masala.
Ancora, l’assemblea fa appello alla Giunta Regionale affinché i giusti indirizzi e obiettivi per il rafforzamento dell’attività cinematografica in Sardegna previsti dalla stessa Legge, che vanno dalla produzione e distribuzione delle opere dei registi sardi al forte sostegno dell’associazionismo di cultura cinematografica nella nostra isola, siano perseguiti e realizzati con tempestività, convinzione ed efficacia di strumenti e mezzi.
Nel contempo l’assemblea ritiene che tali interventi, al pari dell’attuazione della Legge regionale n. 18 del 06 dicembre 2006 che disciplina le attività di spettacolo in Sardegna, se convintamene sostenuti, possano contribuire a sviluppare un nuovo e virtuoso processo culturale, sociale ed economico per tutta la Sardegna.".

Aldo ha detto...

Aderisco volentieri alla petizione:
- come dovuto atto di solidarietà nei confronti di un'istituzione verso la quale la cultura cagliaritana non potrà mai pagare il suo debito per un'attività pluridecennale svolta sempre ad un alto livello qualitativo. Lo dico anzitutto da utente, quale sono stato nel mio periodo di studio a Cagliari, fra gli anni Settanta e Ottanta;
- come manifestazione di protesta nei confronti della politica culturale di una Regione Autonoma della Sardegna che, pur partendo da presupposti e mirando ad obiettivi in sè validi di razionalizzazione e potenziamento dell'attività culturale, si comporta come una squadra di astronauti capitata sul pianeta Marte, ovvero in un deserto nel quale nessuno faccia cultura in modo valido e non assistenziale-clientelare; si pensa le proprie politiche nel più assoluto ed ostentato sprezzo dell'esistente e di conseguenza evitando accuratamente ogni momento di reale confronto con gli operatori e le istituzioni culturali; partorisce infine strutture pagate (e non poco) con denaro pubblico alle quali trasferisce tutte le funzioni e le risorse, con lo scopo dichiarato di una maggiore efficienza e quello nemmeno tanto nascosto di esercitare uno stretto controllo nel merito dell'attività e delle scelte culturali. Leggere, per credere, le norme applicative alla legge 14/2006, approvate dalla Giunta regionale con delibera 31/6 del 27 maggio 2008.
Si pensava che lo zdanovismo fosse il triste ricordo di tempi oscuri: si deve invece constatare senza soddisfazione che ha trovato nell'Assessorato di viale Trieste un valido rifugio, e in un'amministrazione regionale che si dice di sinistra il suo ultimo inteprete. Speriamo che la vicenda dell'Umanitaria sia l'occasione per dire ad alta voce queste cose, e chiederne ragione. Un saluto cordiale

Aldo Borghesi
Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell'Autonomia - sede di Sassari

Anonimo ha detto...

aderisco alla petizione per la cineteca sarda
Giuseppe Loi impiegato Regionale Cagliari

Anonimo ha detto...

Non sono intervenuto subito nel blog per una sorta di timidezza. Ho pensato che, avendo lavorato quarant’anni nella Società Umanitaria ed essendo tra i fondatori della Cineteca Sarda, di cui sono stato direttore per dieci anni, rischiavo fare la figura di quello “troppo saputo”. Poi leggendo nel blog la petizione e gli interventi che si sono succeduti e le firme autorevoli che l’hanno sottoscritta mi sono accorto che tutti erano più saputi di me. E ho capito che se io ne sapessi quanto loro avrei certamente firmato la petizione.

C’è anche un altro motivo che mi ha frenato al principio. Mi allarmava il tono degli interventi, non mi riconoscevo in quel territorio che una volta è stato mio. Dove, perdonatemi, scorgevo qualche segno preoccupante di imbarbarimento possibile.

Ho avuto, però, la buona idea di non farmi scoraggiare e proseguire, a tutti i costi, nella consultazione, pressoché quotidiana del blog. Ho trovato chiaro, concreto e propositivo l’intervento dell’Assessore Mongiu. Poi mi ha rassicurato l’intervento di Antioco Floris che condivido nella sostanza e particolarmente nel tono. E ho seguito con attenzione i ragionamenti di Maurizio Masala che non condivido, ma che espone con la consueta intelligenza preoccupazioni vere che sono state l’oggetto di lunghi dibattiti tra noi operatori sin dai primi tempi. Voglio dire dal 1963, quando abbiamo conosciuto l’Umanitaria e siamo rimasti affascinati dal suo metodo culturale e dal suo modello di organizzazione “milanese”.

Permettete anche a me una digressione sulla digressione linguistico-geopolitica relativamente all’aggettivo “milanese”. Noi non lo usavamo mai in senso dispregiativo. Non ce n’era motivo dato che abbiamo conosciuto nella Società Umanitaria “milanese” una istituzione permeata di sensibilità meridionalista che si combinava in maniera del tutto originale con la cultura operaia e industriale. Voleva dire senso organizzativo, sperimentazione in ambito tecnico scientifico, uso di tecnologie didattiche d’avanguardia. Tra esse il cinema.

Mi sono permesso questo ricordo non per divagare a mia volta. L’ho fatto perché il richiamo alla tradizione così ricorrente negli interventi del blog è opportuno, perché essa è un valore materiale.
Hanno ragione i promotori della petizione di insistere “affinché questo patrimonio storico di esperienza e di materiali concretizzatosi nella Cineteca Sarda sia tradotto all'interno della "Cineteca regionale sarda.” Come ha ragione Antioco Floris nell’affermare il valore “simbolico” dell’esperienza della Cineteca Sarda. Aggiungerei che questa tradizione, questo simbolo è più concretamente un “brevetto” di cui la Cineteca Sarda detiene l’esclusiva e che deve proseguire nella Cineteca Regionale.
È solo un apparente paradosso che i film non sono tutto per una Cineteca. Però anche i film servono. Non si invererà mai quello scenario catastrofico che è stato prospettato in questo Blog secondo cui “nulla vieta alla Società Umanitaria di ‘impacchettare’ tutto il patrimonio del centro di Cagliari (film, libri, dvd, e quant’altro) e portarlo a Milano.”
Non permetteremmo questa grottesca diseconomia. I film, specialmente quelli della memoria audiovisiva della Sardegna, ci appartengono in modo speciale, li abbiamo salvati dall’oblio del sottoscala, dal sonno idiota al quale li relegava l’insipienza e l’incultura delle burocrazie. Non certo per vederli varcare il mare, magari in un traghetto della Tirrenia.
A maggior ragione non permetteremo che vengano liquidati gli operatori. Io sono convinto che questo non accadrà. Sono certo che questo, davvero, non lo permetteremmo.

I temi cruciali sembrano essere altri. Primo fra tutti quello dell’autonomia sollevato da Maurizio Masala. E poi, mi è parso di capire, il destino del Centro di Servizi Culturali di Cagliari.
Cominciando dal secondo punto è sbagliato dire che il CSC di Cagliari è il luogo dove è ubicata la Cineteca. Da una dozzina d’anni, cioè, da quando esiste la sede di viale Trieste, il CSC è stato la Cineteca. Ogni investimento, ogni energia, ogni iniziativa è stato concentrato nel progetto della Cineteca. Ora, così sembra di capire, il finanziamento che la Regione già eroga al Centro di Cagliari, cioè della Cineteca, andrà ad incrementare la dotazione finanziaria della Cineteca Regionale Sarda, con gli operatori sardi e con nuove potenzialità. Così ha detto, in un blog particolarmente pubblico e impegnato e occhiuto, la dottoressa Mongiu. Non le dobbiamo credere? Non dobbiamo credere alle sue circostanziate promesse? Come può ritrattare quanto ha detto a tutti noi intervenendo nel blog? Io mi preoccuperei di altre cose. Starei attento che il finanziamento non fosse aggiuntivo ma sostitutivo. Controllerei che si assumano nuovi operatori professionalizzati nei suoi vari settori (ricerca, conservazione, distribuzione). Studierei di fare in modo che davvero sia valorizzata in pieno il principio associativo. Perché l’Associazionismo non deve poter esprimere una sua presenza nella gestione di una Cineteca che, per quanto rinnovata e potenziata, si ri-costituisce come cineteca del pubblico?

Quello dell’autonomia è un tema serio e complesso. Però devo dire che noi non l’abbiamo mai intesa come autonomia dalla Regione. È vero che ci siamo sempre rifiutati, unici al mondo, di “passare alla Regione”. Ma solo perché questo passaggio, quando si è prospettato, avrebbe riguardato solo il personale e non le strutture, non l’esperienza del lavoro culturale ed educativo. E, piaccia o no, non era questa Regione.

Parlare di un’autonomia guadagnata grazie alla Società Umanitaria non è la rappresentazione corretta della nostra storia in Sardegna. Chiedo agli amici blogger la pazienza di seguire queste poche righe di ricostruzione dei fatti. La Società Umanitaria gloriosa presieduta da Riccardo Bauer (eroe della Resistenza, grande pedagogista e organizzatore di cultura) ha cessato di esistere nel 1969 quando il Presidente lasciò l’Istituzione. Nel 1972, con il trasferimento dei cosiddetti Centri di Servizi Culturali dallo Stato alle Regioni è iniziata in Sardegna una lunga “vacatio” della Società Umanitaria, gestore di tre Centri in Sardegna. È stata questa assenza di “governo” da parte dell’Ente gestore a consentirci quell’autonomia, sempre osteggiata, di cui si parla come di un’azione consapevole e lungimirante della Società Umanitaria. Di fatto negli ultimi trentasei anni, insieme ad un Cineteca informale, è esistita una Umanitaria Sarda informale ma orgogliosa di definirsi tale. È per questo che io mi considero sempre uno dell’Umanitaria.

Sono davvero sicuri gli operatori che solo l’autonomia dalla Regione, porti a salvaguardare l’originalità della Cineteca e a darle l’antico impulso?
Non insegna nulla l’esperienza dell’Istituto Superiore Etnografico di Nuoro, il quale è riuscito a mantenere alta la sua autonomia e a migliorare di anno in anno la qualità innovativa delle sue attività indipendentemente dal succedersi delle Amministrazioni in Regione Sardegna?
Considerano, i miei ex colleghi, la Società Umanitaria nazionale un ente utile, ancora oggi, nel 2008?
Si sentono di garantire alla loro Regione che deve considerare i loro dirigenti dei partner affidabili?
Se lo pensano con animo sgombro da paure ingiustificate e da preconcetti ideologici aprano un dibattito e si confrontino con la realtà. Chiedano alla dirigenza milanese di esporre pubblicamente i programmi, di dichiarare gli investimenti per i prossimi tre anni (il tempo congruo di una programmazione culturale iniziale) e dicano quali prerogative attuali li legittimano a chiedere alla Regione altro denaro. Facciano in modo che le associazioni che solidarizzano e gli individui che firmano ascoltino di persona i dirigenti milanesi e si possano fare un’idea più precisa e culturalmente matura. Con loro si pensa di andare dove si sogna di andare?

A me questa storia mi fa pensare a un epigrafe che Leandro Muoni mette in testa al suo saggio “Un ritratto culturale della Sardegna autonomistica” incluso nel bellissimo libro L’Isola della rinascita curato da Aldo Accardo.
“È la storia di quel tale che, camminando speditamente per raggiungere un lontano paese, si sentiva dire con sua grande meraviglia, dai passanti che ogni tanto interrogava, che doveva impiegare un tempo sempre maggiore per raggiungere la meta. In verità la via era quella, ma egli la percorreva, senza accorgersene in senso opposto”.

Salvatore Pinna

Valentina Origa ha detto...

Caro Salvatore,
come sai non ho giudicato l'intervento sul blog dell'Assessore Mongiu né “particolarmente impegnato né occhiuto”; aggettivo, quest'ultimo, forse riferibile all'intervento, ma non certo in un senso positivo.
Non ho giudicato e non giudico circostanziate le sue promesse, ed anzi, ritengo tuttora le sue “rassicurazioni” talmente generiche da permetterle di operare senza tenere in alcun conto la Cineteca Sarda della Società Umanitaria senza aver neppure bisogno di ritrattare quanto detto. Ed è questo il motivo per cui chiudevo il mio precedente intervento con un invito all'espressione di parole più chiari e soprattutto di fatti più significativi.

Ma sono altri i temi del tuo intervento che in questo momento vorrei trattare.
Tu sostieni che “da una dozzina d’anni, cioè, da quando esiste la sede di viale Trieste, il CSC è stato la Cineteca”: si può forse trarne la conclusione - e sottolineo il forse - che la Cineteca abbia tratto linfa vitale dalla tua direzione (nell'ambito della quale il passaggio di sede è avvenuto), identificandosi con il CSC di Cagliari, e che, durante la direzione di Fabio, questo non accadesse.

Strano.

Ho tanti ricordi dell'attività di Fabio, nonostante un'età relativamente giovane. E ora, mentre scrivo, me ne viene in mente uno soprattutto, il più triste: la telefonata di prima mattina di Maurizio, che mi annuncia la morte di suo padre, stroncato, in piena attività, la notte prima dell'apertura del primo convegno de “La Sardegna nello schermo”. Poche ore dopo le ultime telefonate ai partecipanti al Convegno: chissà se telefonava per il CSC di Cagliari o per la Cineteca Sarda, o per entrambi.

Ma tu sai queste cose, e certamente le ricordi con altrettanta chiarezza.
E non credo che, ricordandole, possa davvero affermare che la Cineteca ha fatto dopo la sua morte, nel dicembre del 2004, con la tua direzione e con il trasferimento nella struttura senz'altro più accogliente per il pubblico cinefilo - ma non certo per quello che nei locali più spartani della Cineteca di Via Macomer si riuniva quotidianamente nei gruppi di studio (uno dei quali, “Cinema e propaganda” era, in quel dicembre, in pieno svolgimento) e nelle proiezioni con dibattito – un salto di qualità verso la costruzione dell'utopia concreta della Cineteca del pubblico.
Te le dico, penserai, anche con una certa ingratitudine, visto che uno dei pochissimi gruppi cui è stato permesso per un certo tempo di continuare a riunirsi nella nuova, accogliente Cineteca, è stato “Oltre il giardino”, il gruppo di controllo della televisione di cui facevo parte.
Te le dico, anzi, nonostante la stima che ho sempre nutrito nei tuoi confronti.

Ci sono state fasi diverse sia per la Regione Sarda che per la Società Umanitaria: sono già state ricordate e non entrerò nel merito, se non per ricordare che non è un caso che la petizione sia rivolta ad entrambe.
Perché riteniamo, a differenza di te e di Antioco Floris, che ci siano due interlocutori, e che debbano trattare, se vogliamo scongiurare non solo lo scenario estremo prefigurato da Gianni Olla e da te, a mio parere, sottovalutato, che la Società Umanitaria “impacchetti” tutto il patrimonio del centro di Cagliari e lo porti altrove, ma anche il pericolo che le nuove strutture preannunciate dalla Regione Sardegna nascano senza l'anima costituita dal patrimonio intellettuale, emozionale, concreto, utopico e simbolico costituito dalla Cineteca Sarda della Società Umanitaria.

Questo è il sogno, per me, con lo sguardo fiero, guardando avanti.

Valentina Origa
FICC

Anonimo ha detto...

Gentile dottor Pinna
Io non sono saputa per niente e sto cercando in ogni modo di tenermi informata il più possibile…ma…
Ho letto e riletto gli interventi, qui e non solo, della dottoressa Mongiu ( fin quasi conoscerli a memoria) adesso leggo le sue parole: “Il finanziamento che la Regione già eroga al Centro di Cagliari, cioè della Cineteca, andrà ad incrementare la dotazione finanziaria della Cineteca Regionale Sarda, con gli operatori sardi e con nuove potenzialità. Così ha detto, in un blog (in che punto?)particolarmente pubblico e impegnato e occhiuto, la dottoressa Mongiu. Non le dobbiamo credere? “.Io le credo e mi spaventa.
In verità da” non saputa” dopo il suo intervento mi sente ancora più preoccupata
Mi permetta qualche riflessione: a parte il desiderio dell’assessore di escludere i Milanesi,
Dove parla del ruolo della società Umanitaria ?
Lei che forse sa qualcosa che io non so,mi spieghi, è nei progetti della regione ed e’ intenzione dell’assessore, oltre che escluderla, togliere anche quei pochi finanziamenti per la società Umanitaria ?( questo non l’avevo ancora capito, anzi in un articolo sul giornale, mi sembra, rassicurava a tal proposito gli operatori invitandoli a continuare ad operare anche se esterni alla cineteca Sarda ).
Non sono un’addetta ai lavori è possibile che abbia capito male.
Mi perdoni Marco Asunis al quale rubo parole che ho particolarmente apprezzato “E’auspicabile però che lo sia altrettanto la sua capacità all'"ascolto". Il "nuovo pubblico", non solo sardo a leggere le tantissime adesioni all'appello, vuole e pretende che l'anima della nuova Fondazione della Cineteca regionale sarda sia permeata da quella antica e popolare, pluralista e associativa, pubblica e gratuita, tollerante e formativa della vecchia cineteca regionale della società umanitaria di Cagliari, voluta da Fabio Masala e Filippo Maria De Sanctis!

Ma lei che sa mi spieghi…
Come si fa a fare tutto questo senza dialogare e trattare personalmente con i diretti interessati?
distinti saluti
Giuliana

Anonimo ha detto...

Gentile Assessore M. Antonietta Mongiu

mi stupisco del suo stupore.
Riporto qui la sua frase:

“Stupisce vedere come non ci sia un accenno da parte vostra ( il riferimento è ai firmatari della petizione in corso e ai commenti sul blog ) alla necessità di emanciparci dai “milanesi”, proprio in nome di quel lavoro e di quell’autonomia sempre professata da Fabio Masala etc…..”

Sono un’ insegnante di lettere in pensione che può vantare un lungo percorso di formazione e collaborazione con la Società Umanitaria -Cineteca sarda di Cagliari, Iglesias e Carbonia.
Nel lontano 1974 un corso di aggiornamento sull’uso dei sussidi audiovisivi a scuola
tenuto da Fabio Masala, ha segnato la mia formazione professionale e caratterizzato le mie programmazioni didattiche con l’inserimento del “Cinema” nel percorso curriculare.
E in quei tempi portare il “cinema” a scuola presupponeva l’uso delle pellicole e dello stesso proiettore che la Cineteca poteva fornire (in prestito).
Da allora la Società Umanitaria – Cineteca Sarda è stata per me un riferimento continuo sia per l’uso degli audiovisivi nelle programmazioni annuali, che per la mia formazione e frequentazione (ne è testimone il mio curriculum professionale).
Così che ancor oggi, benchè pensionata, posso utilizzare questo ricco apprendimento nei laboratori didattici, curricolari ed extra, per trasmettere e mettere a profitto le mie conoscenze.
E come lei può ben capire il Cinema è un ottimo antidoto per la disaffezione allo studio.
E le attività funzionano, merito anche della Vostra ( Regionale) favorevole attenzione.
Tutto ciò, ancora oggi, è possibile farlo grazie alle offerte, alle competenze, al ricco materiale disponibile, alle iniziative culturali e alle professionalità di riferimento che solo la Cineteca e il Centro di Servizi mi hanno offerto in tutti questi anni.

Quindi, tornando alla premessa iniziale, mi chiedo:
“Quali sono i limiti, i condizionamenti e gli ostacoli che i dirigenti milanesi hanno posto in questi 40 anni di esistenza? Che cosa, i responsabili, gli operatori del centro di Cagliari lamentano di non aver potuto svolgere in autonomia?”
Quell’Autonomia che già nel contenuto del brano di Fabio Masala, citazione dell’amico Antioco (Floris),
sembra essere stata praticata senza interferenze.

(citazione tra le righe)
“La Cineteca Sarda è stata una costruzione pratica;….. un progetto aperto… in bilico tra sviluppo e sopravvivenza….abbiamo lavorato con gli operai di quasi tutte le periferie semiurbane meridionali.
Essi hanno un obiettivo preciso e irrinunciabile per non farsi stritolare dalla città:costruirsi una casa che risponda ai loro bisogni………con caparbietà e con le proprie mani….con l’aiuto di parenti e compagni, col lavoro di anni e decenni……lo scopo è chiaro e netto, indefiniti le forme e i tempi di costruzione…………..la casa non sarà mai finita, c’è sempre qualche aggiunta o miglioramento da apportare………………………………..Così l’associazionismo culturale ha costruito la Cineteca Sarda”.

E allora, noi operai della periferia, ci sentiamo stritolati dalla città?
Certo i nostri bisogni culturali, quelli materiali e organizzativi hanno bisogno di crescite e miglioramenti da apportare, perciò ben venga una fondazione a maggioranza pubblica per ottenere questi risultati .
Ma da cosa dobbiamo “Emanciparci”?
Quali sono stati i limiti o i vincoli imposti?
E poiché il concetto di emancipazione implica una precedente forma di sottomissione o sudditanza direi che proprio la citazione di Fabio esclude che ci sia stato questo tipo di rapporto.
Certo, c’è ovviamente quello economico. Ma perché sottolineare questo aspetto della Dipendenza da Milano solo oggi?
E’ successo qualcosa di particolare di cui evidentemente non sono informata.
Per questo, gentile Assessore, la pregherei di chiarire in maniera più esplicita.
Quali sono le condizioni, tanto esose da poter essere considerate offensive, presentate alla Regione Sardegna dagli amministratori della Società Umanitaria, per entrare nel progetto “Cineteca Regionale?
Mi spiace dirlo ma, queste dichiarazioni, potrebbero essere interpretate come atteggiamenti destrutturanti. E, mi scusi la provocazione, non sono loro i fautori del federalismo? Li vogliamo assecondare anche nell’ambito culturale?
Quindi se fino ad oggi i rapporti non si sono guastati, perché la nuova Fondazione deve rinnegare la “maternità” lombarda del Centro?

La saluto e ringrazio per una sua cortese attenzione.
Mariapia Pettograsso - Cagliari

Anonimo ha detto...

Lavoro nella Biblioteca Comunale di Selargius da 25 anni e sono una bibliotecaria nata e cresciuta nella Cineteca Sarda. Come tanti altri bibliotecari, operatori culturali, insegnanti sardi già da studente liceale e poi universitario sono stata formata attraverso il paziente e capillare lavoro di Fabio Masala, Pepetto Pilleri, Salvatore Pinna e tutti gli altri dell'Umanitaria. Formata a lavorare in gruppo, a discutere i film, a organizzare le proiezioni in quartiere con il circolo del cinema, all'ascolto critico del Telegiornale e poi al lavoro stesso di bibliotecaria.
Grazie alla formazione avuta in Cineteca Sarda ho capito la differenza tra biblioteca pubblica e biblioteca del pubblico. Perchè le biblioteche e la stessa cineteca sarda sono vive oggi e fanno parte realmente del patrimonio culturale della Sardegna proprio perchè noi tutti ci abbiamo creduto e lavorato come utenti e operatori. Perchè queste strutture e chi ci sta dentro e cosa ci sta dentro ci appartengono nel cuore e nella mente. E può capitare che chi ha il potere possa decidere il loro destino a tavolino con i migliori intenti e poi non capire perchè la cosa non funziona...

Anonimo ha detto...

Cara Valentina,
quando decidemmo di cambiare sede, disponevamo di un contributo, una tantum, erogato dalla Regione Sardegna, con cui realizzammo la ristrutturazione dei locali che il proprietario si rifiutava di fare lui. Li impiegammo a nostro rischio dato che i contributi dei Centri riguardavano spese correnti non spese d’investimento.
Io avrei preferito stare dove eravamo prima. A continuare i progetti in cui ero impegnato, come pubblico e biblioteche, la formazione degli animatori, in aggiunta alle varie attività della Cineteca.
Considerato che quello della Cineteca era il progetto più importante e strategico, vi incanalammo tutte le risorse. Bisognava avere quella benedetta visibilità da tutti considerata indispensabile per valorizzare la tanta sostanza “invisibile” del nostro lavoro. A me pare ingeneroso negare i risultati conseguiti anche grazie a questa scelta.
Però se non c’era quel residuo di gestione non si sarebbe potuto far nulla. Quindi fu un caso. Cosa c’entra il confronto con chi mi aveva preceduto?
Come tutti i lavori svolti con entusiasmo dava patemi e rischi. Poteva ridurli la Società Umanitaria di Milano con garanzie, interventi finanziari, contributi positivi alla gestione di quella difficile partita. Non avvenne, non è avvenuto mai. Aggiungo tra i patemi, il fatto che il Presidente di allora della Società Umanitaria, era ostile alla Cineteca Sarda e considerava la nostra attività troppo cinematografica, culturalistica e poco sociale. Lui non aveva idea di cosa noi avessimo fatto e facessimo con il cinema. Nel 1998, quando tutto era pronto per l’inaugurazione arrivò uno stop perentorio da Milano. Cos’era successo? Qualcuno, in Sardegna, stava brigando con qualche assessore amico “suo” per estromettere l’Umanitaria e passare armi e bagagli alla Regione. Un fatto così clamoroso era potuto accadere per due motivi: 1. la Società Umanitaria era cosi attaccata ai suoi Centri sardi che li stava perdendo per distrazione; 2. non è vero che esisteva il tanto decantato attaccamento all’Ente e la convinzione della sua indispensabilità.
Noi inaugurammo comunque la sede con una rassegna intitolata I primi sei film. Il presidente non volle venire a farci visita né ci sostenne in alcun modo.
Ancora qualcosa sull’autonomia. Dopo la scomparsa di Fabio Masala l’Umanitaria colse l’opportunità di scorporare la dirigenza Sarda. La direzione regionale (troppo autonoma con Fabio Masala!) fu declassata e spostata in altra sede. Io quindi divenni solo il direttore dell’ufficio di Cagliari. Per tutti, era chiaro, io ero quello che aveva preso il posto di Fabio Masala. Questo confronto lo hanno fatto altri, alcuni sperando che fallissi. Io ho solo cercato di lavorare sodo e di non sfigurare troppo. Altro che linfa vitale!
Tu, invece di informarti per informare meglio chi sostiene la petizione, hai preferito le insinuazioni maliziose e la linea dei ricordi che non è possibile non condividere. Hai ignorato le parti sostanziali del mio intervento che contiene proposte concrete e fondate.
Nient’altro da dire. Voi rappresentate il futuro e la decisione sul futuro della Cineteca passerà attraverso voi. Voi questo futuro lo volete vivere con l’attuale dirigenza della Società Umanitaria. Potrei forse impedirvelo? Potreste voi impedire a me di dirvi che state commettendo un errore? Che questo errore vi sminuisce?
Lo dico col coraggio di esprimere liberamente il mio pensiero e di rimanere solo. Questo coraggio l’ho appreso da quei maestri che io cito poco e solo nei contesti appropriati. Ma che uomini della levatura di Fabio Masala e Filippo De Sanctis possano servire a coprire il vuoto della Società Umanitaria di oggi offende quanto di grande e di veramente inimitabile quei due uomini hanno saputo fare.
Mi dispiace che tu non abbia capito e apprezzato il contributo che ho voluto dare come parte del “pubblico” che reclama il diritto alla conoscenza e vorrebbe esercitarlo ancora nel modo in cui lo sa fare la Cineteca. Ma cosa c’entra l’Umanitaria con tutto questo?

Salvatore Pinna

Anonimo ha detto...

Gentile dottor Pinna, gentili operatori dell’Umanitaria, gentile Assessore, gentili Milanesi etc. etc.
Io sono un’osservatrice esterna e vanto sulla questione poche conoscenze oltre a quelle da voi apprese, e per questo vi ringrazio, ma essendo le posizioni contrastanti ancora non riesco a farmi un’idea mia e decidere per alcuni aspetti da che parte stare
Ma non è questa la questione e vado al punto:
Insegno ed.fisica, quando la discordia dei miei alunni ( adolescenti per la precisione e chi li conosce sa che sono simpatici ma non facili da gestire) non permette di proseguire il gioco, li invito a sedersi in cerchio e discutere serenamente sui motivi per i quali non riusciamo a divertirci, funziona vi assicuro, nel 99% dei casi.
La partita riprende per il divertimento di tutti.
Solo quando qualche falloso reticente continua a boicottare le attività, senza alcun ripensamento lo metto fuori campo.
Allora io mi domando, e chiedo scusa per il paragone “Perché non vi sedete tutti (credo sia corretto invitare anche i Milanesi, se non vengono peggio per loro) intorno ad un tavolo e ne parlate serenamente?
In realtà mi stupisce, cosi mi sembra di aver capito, che da quel lontano 2006 ancora non sia accaduto.
Come mai?
Forse la mie domande sono troppo ingenue e la faccio troppo semplice ma per piacere qualcuno, chiunque esso sia mi può rispondere?

Distinti saluti
giuliana martinez

Anonimo ha detto...

Caro Salvatore, tu scrivi:

"Bisognava avere quella benedetta visibilità da tutti considerata indispensabile per valorizzare la tanta sostanza “invisibile” del nostro lavoro."

Chi sono, o chi erano tutti?
All'epoca ero giovane e ingenuo ma non pensavo affatto che servisse maggiore visibilità.
Da quello che vedo intorno a me, e che leggo in questo blog, mi pare che il lavoro dell'Umanitaria sia sempre stato visibile da chi lo voleva vedere e sia rimasto invibile per chi non aveva voglia di vederlo.
A prescindere dalla sede.
Via Tigellio, via Molise, via Macomer, viale Trieste non hanno - da questo punto di vista - cambiato nulla.
Se il cambiamento di sede è stato una scommessa sulla maggiore 'visibilità', la scommessa mi pare persa.
Non fraintendermi, non faccio questo discorso per polemizzare sul passato, mi è semplicemente utile per sviluppare una riflessione sul presente.
Via Macomer era per molti aspetti invivibile ma...
ci si sentiva a casa.
E io credo che a questo sia legato l'aspetto più utile della discussione. Una sede più lussuosa non rende automaticamente una cineteca migliore, il problema sono gli spazi di partecipazione.
Il fatto che in tanti abbiamo scelto di intervenire e dire la nostra dovrebbe favorevolmente sorprenderci, e sorprendere favorevolmente anche i nostri amministratori.
Mi spiego meglio facendo riferimento all'intervento di Patrizia Lanero.

"Grazie alla formazione avuta in Cineteca Sarda ho capito la differenza tra biblioteca pubblica e biblioteca del pubblico. Perchè le biblioteche e la stessa cineteca sarda sono vive oggi e fanno parte realmente del patrimonio culturale della Sardegna proprio perchè noi tutti ci abbiamo creduto e lavorato come utenti e operatori. Perchè queste strutture e chi ci sta dentro e cosa ci sta dentro ci appartengono nel cuore e nella mente".

Credo che stia tutto qui. Abbiamo sempre vissuto la Cineteca Sarda come la 'nostra' cineteca (a prescindere da chi fosse il proprietario delle pellicole) perché lì siamo sempre stati/e bene insieme, abbiamo sempre avuto lo spazio per esprimerci, abbiamo potuto lasciare piccoli e grandi segni.
Credo - l'ho già scritto, mi ripeto - che sia emersa con chiarezza, al di là delle divergenze, la voglia diffusa di veder nascere la nuova cineteca regionale sulla base di un coinvolgimento di tutti i soggetti interessati (che a questo punto non mi paiono esser pochi).
Credo fermamente che l'allargarsi del dibattito intorno alla nuova cineteca regionale sia un fatto che tutti dovrebbero considerare positivo.
Un'ultima cosa. Il termine brevetto che tu hai usato - caro Salvatore - per le nostre metodologie, è ambiguo. Non ci sono problemi di copyright, i libri di Fabio e di Filippo sono presenti in molte biblioteche ognuno/a è libero/a di leggerli, di interpretarli, di discuterli e di usarli come vuole... gratis e senza chiedere il permesso nè a Cagliari, nè a milano, nè a me, nè a te, nè a nessun altro.

Maurizio

Anonimo ha detto...

Gentili tutti
Anche i miei alunni, da me organizzati hanno contribuito,nel loro piccolo, grazie ai consigli di Peppetto Pilleri, alle rassegne sui cortometraggi organizzati da operatori culturali, alle conoscenze tecniche di un operatore cinematografico etc. etc. Ad aumentare ciò che viene custodito in cineteca con il cortometraggio “superabili barriere”.
Lavoro per altro non so di che livello sotto l’aspetto tecnico (le riprese sono state fatte tutte dai miei ragazzi, sotto la guida esperta e paziente di Stefano, senza aver mai preso, prima di allora, in mano una telecamera tanto sofisticata) ma sicuramente degno di nota sotto l'aspetto contenutistico , è stato ritenuto assai valido da diversi operatori culturali tanto da vincere il 1° premio nel concorso “chicco Mura”
Un po’ di pubblicità anche per miei alunni dll'I.T.C. Primo Levi di Quartu S.Elena che hanno lavorato nel loro piccolo anche se meno di tutti voi per favorire la divulgazione della cultura.
E prendendo in prestito le loro semplici parole io chiedo, come altri firmatari,e penso anche a nome dei miei ragazzi, a chi non vuole sedersi intorno a quel tavolo quali sono i veri e dettagliati motivi che rendono NON “ superabili le barriere”

un cordiale saluto

anonimo

Unknown ha detto...

Condivido totalmente la petizione. Sarebbe profondamente ingiusto oltreche stupido non offrire alla "Cineteca Sarda - Società Umanitaria" un ruolo di primo piano nella Fondazione "Cineteca regionale Sarda": un giusto riconoscimento al fondamentale lavoro fatto finora e un importante travaso di esperienza e competenza.

Anonimo ha detto...

E' inconcepibile che si possa distruggere la storia, il presente
e il futuro. Per l'associazionismo cinematografico italiano la Sardegna è la Cineteca Sarda.La politica dovrebbe avere la sensibilità di capire la propria transitorietà e il carattere definitivo di certe scelte.
Credo che, comunque, in questa vicenda ci sia una lezione culturale e politica. Occorre maggiore vigilanza e intraprendenza.

Enrica Anedda ha detto...

Come ho sempre sostenuto ritengo la legge sul cinema in Sardegna un grande pasticcio nonchè un'occasione persa per il cinema in Sardegna, sotto tutti i profili. L' Assessore Mongiu è sempre poco chiara quando tratta argomenti scottanti e lo è stata anche in questo caso. Ritengo, tuttavia, che per partecipare al dibattito sulla Cineteca sia necessario conoscere tutti i dettagli dello scontro fra la Regione e l'Umanitaria. Poichè è mia abitudine parlare solo di ciò che conosco , eviterò qualsiasi commento al riguardo. Sono però contenta che la Cineteca diventi finalmente un organo pubblico, davvero aperto a tutte le iniziative e al servizio di tutti. Auspico che presto i nostri amministratori si ravvedano per istituire a fianco alla Cineteca, un organo autonomo dall'Assessorato che si occupi di coordinare tutti gli altri aspetti del cinema: film commission festival, rassegne, iniziative, contributi alle produzioni e promozione, che abbia a capo un direttore davvero competente , prendendo a modello la film commission Torino/Piemonte.
Poichè molti hanno pensato che fossi io la commentatrice anonima che si posta come Enrichetta, ci tengo a precisare che non sono io.
Enrica Anedda
www.cinemecum.it

Anonimo ha detto...

Gli interventi polemici non li trovo opportuni, ma difficoltà a capire come si possa affermare un frase di questo tipo:
"Sono però contenta che la Cineteca diventi finalmente un organo pubblico, davvero aperto a tutte le iniziative e al servizio di tutti."

Perchè mi pare che fino a prova contraria la cineteca sarda è l'unico luogo a Cagliari in cui sia possibile accedere gratis ai servizi, dal materiale alle strutture, e quel "davvero aperto" rimanda a qualcosa di non vero che spero la signora Enrica Anedda voglia smentire o spiegare meglio. Grazie un utente

Anonimo ha detto...

Cito l'intervento di Enrica Anedda che auspica per la cineteca questo destino "un organo autonomo dall'Assessorato che si occupi di coordinare tutti gli altri aspetti del cinema: film commission festival, rassegne, iniziative, contributi alle produzioni e promozione, che abbia a capo un direttore davvero competente , prendendo a modello la film commission Torino/Piemonte."

Lo scandalo che suscita l'azione assessoriale de S'Accabadora è rappresentato dal fatto che l'ottica burocratica e ideologica che ne traspare non ci garantisce sul fatto che la Nuova Cineteca porti in sé e con sé la sua storia.

La cineteca sarda sta per essere espropriata alla storia del movimento democratico sardo.

Questo è lo scandalo.

Enrica Anedda questa storia non la conosce, o peggio, la vive con disprezzo e fastidio.

Infatti, enuncia - e la ringrazio per la sua fresca intemperanza - qual è il "suo" programma per la Cineteca qualora dovesse vincere le elezioni la destra (che dio ce ne scampi ...)

Credo che questo intervento dovrebbe far riflettere gli amici dell'assessora.
Quello che S'Accabadora non capisce è che lei non sarà in eterno assessore alla cultura e che gli esiti politici delle riforme a volte possono essere perversi.
Di buone intenzioni - come dovremmo avere tutti imparato - è lastricata la strada dell'inferno.

Anonimo ha detto...

volevo ringraziare Enrica Anedda che si è ben distinta da me,
mi é dispiaciuto molto quando ho saputo che ero stata confusa con lei
Enrichetta

Anonimo ha detto...

Cinzia Contu, Manager, USA

sottoscrivo la petizione

Anonimo ha detto...

Carlo Palmas, Ingegnere, Monserrato

Condivido pienamente le ragioni della petizione

Anonimo ha detto...

Ogni qual volta una realtà culturale viene marchiata con l'eccellenza, puntualmente qualcuno tenta di scipparne il patrimonio. No est s'ora de dd'accabai? La cultura non è una s.p.a. da scalare!
Roberto Argiolas, impiegato, Monserrato

Anonimo ha detto...

Dalla parte della Cineteca Sarda.

Michela Secchi, insegnante, Cagliari

Anonimo ha detto...

Per non disperdere il lavoro di anni...
Antonella Sanna, ingegnere, Università di Cagliari, Cagliari

Anonimo ha detto...

La cineteca sarda è un pezzo, molto cospicuo, della nostra cultura. Nostra come sardi, per l'impulso che ha sempre dato alla diffusione della settima arte in Sardegna. Nostra come italiani, perchè il patrimonio filmico conservato nei suoi archivi è immenso e di enorme valore. Nostra, in ultimo, come appassionati di cinema.
Una istituzione popolare: le proiezioni sono gratuite.
Ben venga qualsiasi iniziativa per sostenere la Cineteca, alla quale DEVE spettare un posto d'onore nella considerazione della "nostra" Regione Sardegna.
Auspico che la Cineteca continui a vivere e che riceva dalle istituzioni regionali la dovuta, strameritata, attenzione, anche in termini di risorse finanziarie.

Anonimo ha detto...

Finalmente la petizione è anche online..ce n'era bisogno..
Propongo di farla anche su Tiscali.
Sottoscrivo la petizione a sostegno della cineteca sarda.

Alessio Liberati, Cinegrafica.it, Cagliari

Anonimo ha detto...

Aderisco all'iniziativa a sostegno della Cineteca Sarda.
Angelo Liberati pittore

Anonimo ha detto...

Sostengo la Cineteca Sarda

Anonimo ha detto...

Aderisco all'iniziativa

Adriana Antonella Di Marco, insegnante, Quartucciu

Anonimo ha detto...

Scusate, mi sono addormentato. In sogno, sopra i rami del moro fintosinistra, un corvo le cui sembianze parevano ritrarre un minuto, smunto, novello, regale Re nato, gracchiava ad alcune civette " prima che sia giorno, dobbiamo sottomettere tutti gli uccelli della foresta". Perchè ? domandavano in coro usignoli e fringuelli, "ma per il loro bene, saranno ospitati in una accogliente, bella, luminosa e spaziosa gabbia color oro ". Sul ramo più basso del moro disorientato, un gufo occhialuto ripeteva con piglio di aquila " si, dentro la gabbia color oro saranno scaldati, al sicuro, dai raggi del sole, lontano dai pericoli della foresta".

gabo ha detto...

Gabriel Rodríguez, Messico

Anonimo ha detto...

Sostengo e sono solidale affinche la Cineteca continui il lavoro ed e' giusto che vengano tutelati professionalita' e esperienza. Grazie alla Cineteca si sono formati tanti registi.
Un caro saluto a Antonello dott.Zanda e a Peppino.
Gianfranco Cudrano - Regista

Anonimo ha detto...

aderisco alla petizione per sostenere la Cineteca Sarda e salvare il patrimonio culturale che ha accumulato in 4o anni di attivita' Giuseppina Menneas, pensionata Cagliari

Anonimo ha detto...

Una firma,un contributo, come attestato di stima per l'eccellente lavoro che Non deve diventare vano di Zanda,Pilleri&Co

Anonimo ha detto...

Molti hanno vissuto l’esperienza della Cineteca Sarda come un intenso e indimenticabile momento della propria esistenza.
A me è capitata la fortuna di contribuire a fondarla, di lavorarci per una quarantina d’anni. Ciò mi ha permesso di verificare che, veramente, quello della Cineteca è stato un esperimento riuscito e che il suo metodo non ha deluso mai.
La sua vitalità consisteva nel fatto che conteneva anche una sorta di dispositivo di correzione che ci avvertiva dei rischi di dogmatismo, di approssimazione e di dirigismo. Questo perché avevamo una teoria che era continuamente alimentata dalla pratica sociale.
Avevamo un metodo che funzionava, perché era ripetibile, aperto e sempre verificabile. Le persone somigliavano al metodo. Lo ha spiegato bene Paolo Federighi elencando alcune delle qualità che rendevano Fabio Masala per l’Italia “una delle più grandi figure degli ultimi 50 anni del secolo scorso”.
Una dimensione del lavoro di Fabio era quella “del riprodursi, del sapersi riprodurre, di formare altri operatori capaci di lavorare per la risposta e l’organizzazione del pubblico”.
Se quel “sapere incorporato” si regge ancora oggi ciò si deve al fatto che il “modello” era fatto per funzionare anche in assenza dei maestri. Prima senza Bauer, poi senza Filippo e infine senza Fabio.
Alla lunga questa dotazione di sapere sociale accumulato rischia l’evanescenza se non si prendono decisioni immediate.
La Regione ha fatto la digital_library con un procedimento inverso rispetto alla Cineteca. Per noi prima veniva il pubblico e il progetto, poi il cinema. La Cineteca, inoltre, era un’infrastruttura che si basava su un “andare”. La regione ha creato una struttura che si basa sullo “stare”. Lo ha fatto prima di pensare ad un pubblico ed a un progetto coinvolgente. C’è dietro l’ideologia della struttura che eroga e che si attende “in automatico” fenomeni di crescita intellettuale diffusa senza bisogno di intermediazioni.
Questo modo di operare sembra non avere consapevolezza dell’urgenza di avviare in Sardegna dei processi culturali e educativi coi metodi dell’educazione degli adulti.
La Regione ha acquisito, grazie all’esempio della Cineteca, la sensibilità al film e alla memoria audiovisiva, ed è una cosa comunque da non sottovalutare. Però non sa di avere a portata di mano un grande film immateriale, fatto di teoria e esperienza, che ha funzionato per quarant’anni e che ha dimostrato una eccezionale produttività.
Glielo si faccia capire, si apra una franca discussione con l’assessore Mongiu. Si faccia subito un convegno di tipo molto operativo.
Lo potrebbe promuovere e mediare la Sinistra Democratica che ha redatto un documento di forte adesione alla petizione a salvaguardia della Cineteca. Si chiedano atti concreti alla Regione con ben argomentate considerazioni. All’Umanitaria si dovrebbe chiedere di sostenere finanziariamente un progetto di educazione degli adulti. Dovrebbe essere una ricerca-intervento-trasformazione volta al potenziamento dell’agire associativo. È il modo migliore per far sì che “il patrimonio storico di esperienza e di materiali sia tradotto all'interno della Cineteca Regionale Sarda". A questo impegno ne aggiungerei un altro che considero inderogabile. La Società Umanitaria, riacquistando i riflessi virtuosi del suo lontano passato, dovrebbe lasciare agli operatori sardi (i soli che ne hanno la competenza) la libertà di ri-progettare la Cineteca secondo i loro indirizzi e le esigenze della Sardegna.

Anonimo ha detto...

Naturalmente la firma del precedente intervento è Salvatore Pinna. Grazie

Anonimo ha detto...

Alla Cineteca Sarda si trova di tutto. Non viene rifiutato nessun filmato e conservano, catalogano e condividono una mole immensa di materiale che rendono fruibile a chiunque. Un posto in cui si trova veramente di tutto, dal filmato di altissima qualità al filmetto amatoriale girato nei centri più piccoli e remoti dell'isola. Essendo il cinema sardo costituito prevalentemente da opere indipendenti e amatoriali, la chiusura della Cineteca rappresenterebbe la morte assoluta di queste opere che, belle e brutte, di qualità e non, rappresentano una parte importantissima della nostra cultura.

Maurizio Marras, Pietro Brundu (registi) e associazione culturale ArtErula. Erula (SS)

Anonimo ha detto...

Caro Salvatore, ancora una volta non capisco se non condivido le tue affermazioni o se le fraintendo:
"La Regione ha fatto la digital_library con un procedimento inverso rispetto alla Cineteca. Per noi prima veniva il pubblico e il progetto, poi il cinema. La Cineteca, inoltre, era un’infrastruttura che si basava su un “andare”. La regione ha creato una struttura che si basa sullo “stare”. Lo ha fatto prima di pensare ad un pubblico ed a un progetto coinvolgente. C’è dietro l’ideologia della struttura che eroga e che si attende “in automatico” fenomeni di crescita intellettuale diffusa senza bisogno di intermediazioni.
Questo modo di operare sembra non avere consapevolezza dell’urgenza di avviare in Sardegna dei processi culturali e educativi coi metodi dell’educazione degli adulti."
È difficile non concordare con te su qiesto punto.
Mi pare però che tu sottovaluti due fatti.
Il prmo punto è che la messa in rete della Digital Library è un fatto assolutamente positivo (se non rimarrà l'unico strumento di diffusione della documemtazione audiovisiva della nostra identità).
Il secondo punto - più importante - è relativo al fatto che si deve registrare una discontinuità nell'atteggiamento della regione. Il quesito che io mi pongo è relativo al fatto che il progetto di centro di documentazione audiovisiva che la regione ha elaborato due anni fa corrispondeva - pressoché perfattettamente - a ciò che tu dici e che tutti vorremmo, e ora negli atti della giunta di quelle iddee non c'è più traccia; hanno cambito idea?
Perchè?
Perché due anni fa erano consapevoli che la costruzione di una cineteca regionale dovesse basarsi sul protagonismo diffuso della molteplicità di soggeti che esistono (e che l'Umanitaria ha contribuito a costruire) e adesso non più?
Perché hanno cambiato idea?
Perché prima dicevano di voler cosruire una realtà nuova che appartenesse di più ai sardi, ma a partire dalle esperienze a cui noi - come tante altre persone -stiamo dimostrando di essere evidentemente legati, e invece, da qualche mese a questa parte, hanno intrapreso una strada diversa?
Continuo a dire che, al di là dell'esito che questa vicenda potrà avere, è fondamentale - e molto bello - che si sia coastruita questa dimensione pubblica del dbattito, che così stiamo ponendo le premesse perché - in accordo con le premesse che l'assessorato sembra aver dimenticato - la 'nuova' struttura, la 'nuova' cineteca regionale, sia tale in quanto - come la 'vecchia' - è sentita tale dai sardi e non perchè, burocraticamente, dipende da un assessorato.
Spero - forse mi illudo - di capire e condividere in pieno ciò che dici quando parli di lasciare "agli operatori sardi (i soli che ne hanno la competenza) la libertà di ri-progettare la Cineteca secondo i loro indirizzi e le esigenze della Sardegna". Decidiamo insieme che cineteca vogliamo avere e che competenze sono necessarie per costruirla, il resto si vedrà dopo.
Io sono tra i cosiddetti 'catastrofisti' perché mi pare che molto di sbagliato sia stato detto.
Se lo statuto della futura fondazione è ancora oggetto di discussione nulla di irreparabile è ancora stato fatto.
Discutiamo!
Ora l'importante è che l'assessore si confronti con i settori di società civile che si sono mobilitati.
Ora l'importante è discutere e coinnvolgere nella discussione quante più persone è possibile.
Ora l'importartante è esercitare il dirirìtto alla risposta;
perchè non è impossibile che la cineteca di domani - se nasce (come quella di ieri) dall'impegno di tante e di tanti e, se ci sono lo condizioni, con l'eventuale contributo dell'Umanitaria -possa realmente essere migliore.

Maurizio

Anonimo ha detto...

Gentile presidente Soru

Non sono un’operatrice della cineteca e la mia collaborazione con la Società Umanitaria è stata più che sporadica.
Fin da piccola ne conoscevo l’esistenza ma più per i simpatici aneddoti che mi venivano raccontati che per una sua frequenza.
La mia vita e quella della cineteca si sono sviluppate su due vie parallele con dei ponti di comunicazione saltuari……
Un giorno, però, le due vie si sono incrociate per motivi di lavoro e non mi meraviglio del fatto che tutte le persone che parlano della cineteca hanno la mia stessa identica opinione sulle capacità di divulgare cultura dei suoi operatori e di chi sta loro intorno.
Insomma oltre che mettermi a disposizione le loro competenze mi hanno anche dato la possibilità di entrare in contatto con il mondo della CULTURA a 360° gradi e di far fare un discreto salto di qualità al mio lavoro.
La sua storia quella più “seria” e altrettanto interessante la sto apprendendo, in più larga misura, su questo blog grazie ad interessanti interventi.
Le chiedo scusa se sembro irriverente…ma non è mia intenzione…
Da tutti gli interventi che ho avuto modo di leggere, mi sembra che la CINETECA SARDA quella della quale parla la dottoressa Mongiu sia già bella che pronta… compresa un’idea su come dovrebbe essere la sua organizzazione tecnico- burocratica.
Almeno ché persino la dottoressa Mongiu abbia mentito credo, che sulla parte più importante, l’anima, non ci sia molto da aggiungere, se non lasciare spazio libero senza "sbarre" (come dice un simpatico anonimo) a chi anche a detta dell’Assessorea non ha mai sbagliato ( e non parlo dei Milanesi).
Allora mi chiedo: ma non sarebbe meglio ascoltare con molta attenzione quello che hanno da proporre i nostri operatori Sardi (intendo anche gli esterni volontari e non ) se non addirittura delegarli alla organizzazione della cineteca?
( magari anche con l’Onorevole, non m’intendo di politica)…come lei sicuramente saprà o avrà avuto modo di leggere e verificare, oltre che in altri campi nella capacità di dialogo e mediazione sono maestri.

Perché la dottoressa Mongiu senza divagare non ci da spiegazioni?

Io adesso le idee le ho molto più chiare e credo che esistano diverse persone ( mi perdoni l’Assessore ma con il suo ostinato rifiuto al dialogo e amore per il monologo non penso a lei) che a detta di tutti, mi sembra anche dell'Onorevole, sarebbero in grado di gestire, come fino ad oggi anche con pochi soldi hanno fatto, egregiamente l’operazione CINETECA SARDA?

Ma non varrebbe la pena rifletterci un po’?
.
Non mi firmo per orgoglio perché so che non mi risponderebbe mai ….


Distinti saluti
L’unir zenit a magia

Anonimo ha detto...

Sottoscriviamo la petizione a sostegno della cineteca sarda,riteniamo che un tale bagaglio di esperienze, cultura e faticosa lavoro di recupero e ri-costruzione del nostro patrimomio identitario non debba essere disperso in burocratici meandri non esattamente chiari. Maria Spissu e David Nilson

Anonimo ha detto...

Sostengo la Cineteca sarda

Adele Parrillo, cineasta e scrittrice

aldo ha detto...

E' un patrimonio culturale che può contribuire ad arrestare l'analfabetismo funzionale sempre più diffuso. Credo sia un dovere istituzionale sostenere la sua esistenza e farne una risorsa realmente alla portata di tutti.

Anonimo ha detto...

stiamo cadendo sempre più in basso
anna paola precaria nuoro

Anonimo ha detto...

come posso non aderire?
la mia prima esperienza con la cineteca risale a più di venti anni fa, quando, studente presso l'IED di cagliari (con borsa di studio) dovendo prepare una tesina sul cinema espressionista tedesco mi recai nei locali di via macomer:
mi furono prestati non solo i rulli dei film ( il gabinetto del dottor Caligaris, Der Golem e altri) ma dopo un breve corso anche il relativo proiettore...
potrò apparire un filo patetico ma aver avuto la possibilità di maneggiare la pellicola, montarla sul proiettore, vedere la luce che la attraversava... avevo tra le mani il prodotto fisico della cultura di un secolo e del lavoro di tante persone, non una manciata di bit.



Pietro Rais
scenografo

Anonimo ha detto...

Paolo Ollano
Artista
Cagliari

Paola ha detto...

In bocca al lupo per domani!
Paola Pusceddu, stagista presso la Cineteca di Bologna, Nuoro

Anonimo ha detto...

Sono con voi!!
Alessandro Valentini, operatore culturale

Anonimo ha detto...

resistete
Ass. Cult. AmArti di Elmas

annalisa ha detto...

Un saluto a tutti.
Conosco la cineteca da molto poco tempo. Da quando, circa quattro anni fa, per poter raccogliere materiale utile per la mia tesi di laurea ebbi l’opportunità di svolgere un tirocinio formativo e di orientamento presso la sede della cineteca.
Avevo poche informazioni sulla storia di questa istituzione, non avendo mai vissuto a Cagliari e avendo frequentato l’università a roma. Eppure l’entusiasmo che mi trasmise il professore che mi seguì per la tesi, quando andai a parlare con lui dei possibili argomenti da trattare, fu tale che mi convinsi subito di voler indagare e sapere di più di quella cineteca nata in Sardegna così tanto tempo fa e che lavorava ancora oggi, senza cercarsi tanta pubblicità e riconoscimenti. Soprattutto volevo capire perché.
Quando entrai per la prima volta nella sede di viale trieste mi accolse Laura, poi conobbi Peppetto, Anna e Antonello.

Iniziai il tirocinio, cercavo materiale di riferimento per la mia tesi, ma sinceramente i primi tempi iniziavo a chiedermi che cosa ci fosse di così particolare in questa cineteca, d’altra parte avevo già visto luoghi simili dove si potevano prendere in prestito dei film….

La sensazione di disorientamento non durò che pochi giorni!quando mi resi conto che non avrei trovato in nessun libro ciò che mi avrebbero poi raccontato per primi Anna e Peppetto e poi tutte le persone che ho conosciuto in cineteca, molte di quelle persone sono le stesse che scrivono o solo leggono in questo spazio virtuale.

Mentre ascoltavo i racconti di Anna sul tempo indefinito dedicato alle attività di formazione che spesso si trasferivano anche a casa sua e i momenti di crisi della cineteca, quando i soldi non bastavano nemmeno per pagare le bollette! Le parole di Franco sui gruppi di lavoro di insegnati negli anni settanta e il mitico infernale ciclostile… per non parlare di Peppetto e delle spedizioni per recuperare le pellicole destinate alla discarica, e di quando partivano con la cinquecento fino ai più sperduti paesi dell’entroterra, con un proiettore a 16 mm e ‘Il sale della terra’, per proiettare e discutere con il ‘pubblico’. Il prezioso aiuto di Maurizio poi che mi ha aiutato a ricucire i fili di tutta questa enorme rete di contributi.
Così ho capito che la cineteca non era nata per soddisfare solo le richieste dei cinefili, degli insegnanti o dei circoli del cinema che avevano bisogno di un proiettore piuttosto che un film per attività culturali.
C’era un progetto di base, sostenuto dall’associazionismo prima di tutto e da tutte le persone che hanno collaborato in tutti questi anni di attività della Cineteca: CREARE MOMENTI DI FORMAZIONE E CRESCITA ATTRAVERSO L’USO DELLA CULTURA CNEMATOGRAFICA.
Più passava il tempo più la mia ricerca si faceva affascinante, la figura di Fabio Masala e Filippo Maria De Sanctis. Concetti come quello di ‘nuovo pubblico’, ‘discussione dei film’, ‘formazione in età adulta’…
per non parlare della Società Umanitaria… si, quella dei milanesi citati diverse volte in diversi commenti …
Voglio ricordare alcuni passaggi che ritengo fondamentali e caratterizzanti e che danno senso al binomio iniziale tra società umanitaria e cineteca sarda:
- La Società Umanitaria come immagino molti sappiano nasce come fondazione al servizio dei più bisognosi…. nasce alla fine dell’Ottocento come ultima volontà espressa da Prospero Moisè Loria, un ricco commerciante ebreo. Il fondatore nel suo testamento, oltre ad affidare una cospicua somma al comune di Milano per la realizzazione del suo desiderio, indicò esplicitamente che lo scopo di tale lascito doveva essere la creazione di un organismo originale di solidarietà e di promozione sociale.
- La Società Umanitaria si occupò sin dall’iniziospecialmente delle grandi piaghe della disoccupazione e dell’analfabetismo, con una serie di “solide strutture specialistiche”
Negli anni Sessanta conseguentemente alla pressione subita dai cambiamenti che si facevano sentire un po’ in tutto il Paese la stessa Società Umanitaria apportò alcune innovative modifiche nelle sue attività. Ne sono la prova le variazioni ai Corsi Professionali, con la chiusura delle specializzazioni in declino e l’avvio di nuove figure professionali più specializzate.
- La sezione sarda della Società Umanitaria viene istituita agli inizi del 1963. Ricevuto un contributo della Cassa per il Mezzogiorno, l’Ente sceglie di aprire un ufficio in Sardegna affidandone la direzione a Fabio Masala, all’epoca appena ventitreenne . Il finanziamento era “vincolato ad azioni di sviluppo del fattore umano”.
- “Aiutare la nascita e la vita delle iniziative di educazione degli adulti, con l’offerta di una collaborazione di carattere tecnico-pedagogico”. Con queste parole Fabio Masala definisce la linea d’intervento dell’Umanitaria in Sardegna.

Mi sembra che La Società Umanitaria abbia avuto soprattutto nelle fasi di costituzione della cineteca, sia un ruolo di garanzia (per la pluriennale esperienza) ma anche di supporto tecnico e pedagogico.
Il recupero della memoria storica nel corso della mia ricerca è stata
indispensabile e riguardo a questo
la cosa affascinante per me (come mi disse una volta Marco Asunis) è vedere come una miriade di persone, provenienti dagli ambiti più disparati: insegnanti, casalinghe, studenti, operai, avvocati, esperti di cinema, sindaci, pensionati, funzionari regionali, dipendenti rai, ecc., che hanno avuto contatti o hanno collaborato con la cineteca sarda ammettono che si tratti un luogo di formazione indispensabile e unico in Sardegna.

Il giorno della discussione ricordo che il presidente della commissione, mi disse di essere affascinato e di avere dei ricordi di questo tipo della sua giovinezza. Mi chiese se secondo me, considerando le nuove tecnologie, i tempi della vita moderna, i nuovi luoghi della cultura, fosse ancora possibile credere nella sopravvivenza di un simile luogo al servizio del pubblico. Io risposi di si prontamente. E vedendo tutte le adesioni a sostegno della cineteca, mi sembra oggi più che mai indispensabile il ruolo di una simile istituzione per la Sardegna.
Mi sembra che i riserbi e i timori di chi come me vede in pericolo questo patrimonio in prospettiva di una Cineteca Regionale siano fondati, ma ho speranze e credo nel dialogo e nella ragione, l’unica cosa che (a volte!) distingue l’uomo dall’animale.
Forse ho un’idea troppo romantica della vita, ma non mi sembra di essere l’unica, almeno sentendo i pareri di molti, e spero che il contributo di tutti noi sostenitori della cineteca e l’associazionismo (le stesse forze che hanno dato vita al progetto di quel gruppo di persone riunite nel convegno che si tenne a Santu Lussurgiu nell’estate del 1966) servano ad orientare le prossime decisioni sul futuro della Cineteca Sarda.

Anonimo ha detto...

Pietro Mele, artista, Milano

Anonimo ha detto...

Quando uno legge un post come quello di Annalisa capisce ancora di più perchè valga la pena lavorare e lottare per conservare vivo il patrimonio storico e culturale della Cineteca Sarda, e l'esperienza di uomini e donne che per 40 anni si sono solo innamorati senza chiedere niente in cambio. Per qualcuno è difficile capirlo, ma vi assicuro che la sensazione è proprio quella di un innamoramento.

Anonimo ha detto...

Simone Andrea Muscas, Programmatore, Sestu

Anonimo ha detto...

Emanuel Cossu, Studente, Sestu

Anonimo ha detto...

Non ho parole!E' vergognoso che il lavoro svolto dall'insostituibile e appassionato Antonello Zanda e dai suoi collaboratori, nel permetterci di visionare e dibattere la mole di documentazione visiva della Cineteca Sarda, e di trovare sempre nuovi spunti per confronti politici e sociali, venga sminuito da cavilli burocratici e da ordini superiori che non riescono a comprendere il valore positivo di un Centro Culturale come pochi!

Anonimo ha detto...

No! Questa dell'innamoramento è veramente troppo grossa.
Sono disposto ad accettare tutti gli entusiasmi nostalgici del sentito dire. La confusione del passato col presente. L'autoritarismo dell'ipse dixit. Anche a fingere che la precarietà imposta dalle istituzioni fosse apprezzata e voluta da tutti gli operatori. Ma questa "dell'esperienza di uomini e donne che per 40 anni si sono solo innamorati senza chiedere niente in cambio" è veramente una cosa che non sta né in cielo né in terra!

Anonimo ha detto...

Aderisco alla petizione
Sergio Fois, musicista ed docente, Sassari

Giovanni Graziano Manca ha detto...

Caro Sergio Fois, scopro con piacere che anche tu sei un sostenitore della Cineteca Sarda!
Un salutone!
Gianni

Anonimo ha detto...

In grandissimo ritardo, firmo anch'io la petizione a favore della Cineteca. E mi sembra incredibile doverlo fare. Ma perchè, mi chiedo, quest'Isola è condannata ad essere governata da gente che non capisce una mazza di cultura popolare, di cinema, di lavoro con le scuole, di ricerca sul campo, di puntuta ed attenta classificazione di incredibili materiali video sulla nostra storia?
Già, perchè? Un saluto a tutti i ragazzi della Cineteca e dell'Umanitaria.
Salvatore Pirino

Anonimo ha detto...

Aderisco e sostengo con forza la petizione.
Franco Caruso
Operatore culturale, insegnante, grafico; tra i fondatori della Cineteca Sarda insieme a Fabio Masala, Filippo De Sanctis (e ai rappresentanti delle associzioni Acli, ISSCAL, FEDIC, UNLA, ARCI, Gruppo Ichnusa, etc...) al convegno svoltosi al rifugio La Madonnina di Santu Lussurgiu nell'estate del 1966.

stefano ha detto...

Ho ricevuto stamattina l'informazione della petizione da un catalano, Martí Porter, figlio di Miquel Porter, Professore di Storia del Cinema e fondatore della federazione catalana di Cineclub, una persona che ha svolto in Catalogna un ruolo in molti aspetti simile a quello che Fabio Masala ha avuto in Sardegna. Anche se direi che la Catalogna è stata più riconoscente nei suoi confronti che non la Sardegna con Fabio. Per altro verso, ho collaborato con la Società Umanitaria e la Cineteca Sarda negli anni '80, quando ero attivo nel Comitato per la Pace di Cagliari e nella cooperativa Passaparola. Dopo aver dedicato del tempo a leggere la lunga serie di scambi sollevati dalla petizione, mi accorgo che vivo in Catalogna ormai da troppi anni per pretendere ragionevolmente di poter parlare del tema con cognizione di causa. Voglio solo fare arrivare il mio sostegno agli sforzi di tutti coloro che non vogliono perdere l'enorme patrimonio non solo di documentazione cinematografica ma di conoscenze, relazioni ed esperienze che la Società Umanitaria ha costruito in Sardegna col suo lavoro più che quarantennale. È un sostegno che non va contro nessuno ma a favore di qualcosa che mi sembra interessante per tutti.
Voglio anche incoraggiare i partecipanti a non stancarsi di parlare, di spiegarsi, di ascoltare e cercare di capire. Con franchezza, con rispetto. Credo che anche questo formi parte del "metodo Umanitaria". A volta sembra di buttare via un sacco di energie. Ma alla lunga credo che i risultati compensano. Almeno lo spero.
Forza e coraggio!
Un abbraccio,

stefano puddu crespellani

Anonimo ha detto...

Faccio mia la petizione e gli auspici in essa contenuti.
Antonio Trudu, docente universitario, Cagliari

Anonimo ha detto...

Grazie a Voi, per tutto quello che avete fatto, che continuate e continuerete a fare per il cinema.
Grazie, per aver dato a tutti anche questa piccola opportunità di sentirsi partecipi di qualcosa di grande. Orgogliosa di aderire.
Luisa Salimbeni, Dottore Commercialista, Cagliari

Silvia ha detto...

La cineteca è un'istituzione a Cagliari, e uno dei poli principali di incontro culturale. Per chi ha collaborato con loro e che sempre ha seguito le iniziative e gli incontri organizzati non può che inorridire di fornte all'idea di una tale perdita. La cineteca deve continuare a lavorare. In bocca al lupo ragazzi...
Silvia Carrus
Napoli

Roberto Loddo ha detto...

Roberto Loddo -precario - Cagliari

Anonimo ha detto...

Aderisco con piacere alla petizione in favore dell'Umanitaria.
Gavina Galleri,insegnante

Anonimo ha detto...

Coraggio, cinetecari sardi: siamo con voi!
Silvia Ciccu, illustratrice, Cagliari

Anonimo ha detto...

Andrea Serra, studente universitario, facoltà di Scienze Politiche, Cagliari.

salvatore melis ha detto...

Mi pare di capire che chi ha firmato la petizione e chi non l'ha firmata concordi sul fatto che l'esperienza della Cineteca Sarda non debba andare dispersa.
Questo obiettivo parrebbe condiviso a livello politico, culturale e gestionale. Nonostante i tre livelli siano strettamente interrelati non vanno confusi e tanto meno personalizzati.
Il nodo da sciogliere - convenuto che tutti hanno accolto con favore la decisione della Giunta regionale sarda di promuovere la costituzione della Fondazione "Cineteca regionale sarda" – è circoscritto alle modalità di partecipazione della Società Umanitaria, ente privato giuridicamente proprietario della Cineteca Sarda, alla nascente "Fondazione Cineteca Regionale Sarda".
La deliberazione della Giunta regionale del 20/12/2007 di approvazione definitiva dello schema di Statuto della Fondazione stabilisce all'art.3 primo comma che: “sono soci Fondatori Promotori la Regione Autonoma della Sardegna... e quanti partecipano alla costituzione della Fondazione”.
Oltre alla Regione non sono individuati, nello schema di Statuto, quali soci Fondatori Promotori della “Cineteca Regionale Sarda” altri soggetti giuridici, compresa la Società Umanitaria.
La Regione lascia così aperta la porta a tutti coloro che vorranno partecipare alla costituenda “Fondazione Cineteca Regionale Sarda” non escludendo, peraltro, la possibilità di adesione di soggetti privi di personalità giuridica (come le Associazioni non registrate), art. 3 secondo comma.
Nella premessa della delibera di approvazione dello schema di Statuto viene inoltre precisato che: gli aspetti riguardanti i limiti e contenuti della partecipazione dei soggetti che vorranno aderire alla Fondazione Cineteca Regionale Sarda verranno definiti con l'atto costitutivo della Fondazione.
Siamo pertanto nella seconda fase del processo di costruzione della Fondazione. Quella nella quale si avanzano alla Regione le richieste di partecipazione in qualità di Soci Fondatori Promotori, che, se giungono a buon fine, sottoscriveranno l'atto costitutivo della Fondazione.
E' in questa fase che devono essere definite le modalità di partecipazione della Cineteca Sarda della Società Umanitaria alla costituenda Fondazione. Ritengo infatti che il problema del riconoscimento del ruolo del Centro Servizi Culturali di Cagliari della Società Umanitaria nello schema di Statuto approvato il dicembre dello scorso anno sia ormai superato dai fatti. E questa mi pare sia anche una convinzione dei sottoscrittori della petizione che è rivolta non solo al Presidente della Regione Sardegna ma anche al Presidente della Società Umanitaria. La petizione denuncia uno stato di stallo nei rapporti tra Regione e Società Umanitaria e ne auspica il superamento.
E' dunque il momento di passare dai buoni propositi ai fatti, alla costruzione della proposta di partecipazione della Società Umanitaria alla nascente Fondazione. Non si tratta di ribadire con dichiarazioni, testimonianze, interpretazioni, ricostruzioni, opinioni... - come è stato fatto nell'incontro all'ERSU, di cui ho visto la registrazione - la rilevanza del problema. Si tratta di lavorare alla proposta di partecipazione mettendo in chiaro quale sia il portato della Società Umanitaria alla Fondazione: quali risorse finanziarie, materiali, immateriali e umane metta a disposizione. Ovviamente il tutto non può e non deve essere ridotto ad una mera operazione ragionieristica ma la proposta deve essere tale da evidenziare il valore complessivo dell'apporto in modo chiaro e trasparente a prova di "due diligence".
La Società Umanitaria parte da posizioni accreditate e appetibili (nello schema dello Statuto viene addirittura prospettata la partecipazione attiva della Fondazione ai programmi di lavoro della FIAF succedendo al diritto acquisito e riconosciuto alla Cineteca Sarda della Società Umanitaria) e pertanto credo che nella Fondazione le verrà riservato il giusto ruolo.
Sarebbe utile per tutti che la proposta della Società Umanitaria si configurasse come una “Offerta Pubblica Culturale”, sotto forma di documento pubblico, nel quale, oltre ad evidenziare il proprio portato alla Fondazione, vengano presentati i piani, i programmi, le attività, le metodologie e le prassi che si intendono rilevanti per la prosecuzione, nella Fondazione, di quello stile di servizio che ha caratterizzato l'azione della Cineteca Sarda.
Salvatore Melis

Anonimo ha detto...

Per non lasciare che il lavoro di questi 'pochi' 60 anni possa svanire nel nulla...

Anonimo ha detto...

Oscurare la Cineteca Sarda, sarebbe come eliminare 60 anni della nostra cultura, cancellare delle persone che hanno contribuito a far conoscere la nostra meravigliosa isola esprimendo quello che noi sardi proviamo per essa. Tali decisioni vanno esaminate con molta attenzione, non svegliarsi la mattina e distruggere quanto di positivo è stato creato negli anni con sacrifici enormi. Tiziano Pillitu

Anonimo ha detto...

Rosanna Lusci - archivista e mamma - via Sicilia, 21 Cagliari

Anonimo ha detto...

speriamo bene.
Sabina Silenu, archivista.

Anonimo ha detto...

Dò il mio sostegno convinto per un'azione che porti alla garanzia di vita per la Cineteca sarda, non limitata alla sensibilità del governo regionale in carica, ma sicura perché inserita in un sistema di sviluppo della cultura cinematografica in Sardegna, di sperimentazione e di scambi con l'esterno, di tendenziale automantenimento.
Ignazio Carta
dirigente
Cagliari

Anonimo ha detto...

Sostengo la Cineteca.

Giuliana Perrotti
impiegata
Cagliari

Unknown ha detto...

Sostengo la cineteca sarda.

Benedetta Casu
Ricercatrice universitaria
Tubinga (Germania)

Anonimo ha detto...

Spero che il nostro patrimonio culturale non smetta di crescere.

Maura Casu
Studente
Oristano

insano ha detto...

Ho appreso in questi giorni i termini della questione. Conosco la Cineteca sarda da tanti anni, e ho sempre apprezzato lo straordinario impegno di Fabio Masala per lo sviluppo in Italia di una cultura audiovisiva moderna e di una rete di strutture per la sua conservazione e la sua diffusione. So per esperienza diretta che questo impegno è stato portato avanti dall'importante lavoro di Peppetto Pilleri, con il quale ho avuto rapporti molto positivi durante la mia presidenza della Fondazione Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico. Mi sembra che dare a questa esperienza un rilievo istituzionale regionale possa essere un dato di crescita e di sviluppo: ma è chiaro che l'operazione sarebbe un vuoto esercizio di ingegneria formale se non fosse riconosciuto nei modi dovuti, concretamente e formalmente, il patrimonio di esperienze, di competenze, di documenti filmici rintracciati e conservati dalla Cineteca sarda. E' un dato elementare: la nuova istituzione nasce grazie ad anni di lavoro della Cineteca sarda. L'impasse che - da quel che comprendo - blocca uno sviluppo positivo mi sembra una tipica manifestazione negativa del "fare politichese".
Auspico quindi che prevalgano la ragione e la ragionevolezza.

Ansano Giannarelli
regista

Anonimo ha detto...

Quando nacque l’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, nel 1989, la Cineteca sarda esisteva già da anni. Si svilupparono subito rapporti di collaborazione molto proficui: ci accomunava una concezione delle strutture di conservazione come organismi attivi, per la promozione di una cultura filmica che consentisse una crescita di coscienza critica nei pubblici diversificati che esistono nel panorama cinematografico. E’ naturale quindi che il destino di questa istituzione ci sia a cuore, come a tanti altri.
Nei mesi scorsi, si è messo in moto il progetto della Regione Sardegna di costituire una Fondazione Cineteca Regionale Sarda. Sembrerebbe del tutto naturale che la Cineteca sarda, la sua esperienza, le competenze, le elaborazioni culturali, le iniziative svolte sul territorio, e in particolare nelle scuole, il patrimonio prezioso di film riguardanti la storia e la realtà della Sardegna fossero considerati nuclei sostanziali per la nuova struttura che si costituisce.
E invece…
Invece, nello sviluppo del progetto regionale, sembra quasi che la Cineteca sarda sia ignorata, o comunque si sottovaluti il contributo prezioso e specifico di una sua partecipazione alla nuova struttura, e la si equipari a una qualsiasi altra associazione.
Intanto, assurdamente, passano i mesi, e niente sembra muoversi, almeno in apparenza. Dal giugno scorso cineteche, archivi, associazioni, insieme a personalità della cultura e in particolare del cinema, hanno espresso il loro sostegno alla Cineteca sarda, per un riconoscimento dell’importante attività che ha svolto per anni.
Siamo a ottobre, e non si hanno notizie di un superamento dei problemi.
E’ possibile che le istituzioni politiche sarde non avvertano il pericolo che questa situazione accresca l’insofferenza diffusa verso quelle che appaiono come prevaricazioni e arroganze del “potere”?
Agli amici sardi chiediamo: che cosa si può fare ulteriormente, per contribuire a sbloccare la situazione?

Unknown ha detto...

Firmo volentieri la petizione per la difesa dell'attività culturale della Cineteca Sarda e di tutti coloro che giornalmente vi operano.
Federica Pau; attività: ricerca; Luogo di provenienza: Marrubiu (Or)

Anonimo ha detto...

Sottoscrivo la petizione a favore dell'attività culturale della Cineteca Sarda.
Simona Pau, Marrubiu (OR)

Anonimo ha detto...

Difendiamo la cultura.
Benedetto Pau, pensionato, Marrubiu (Or)

Anonimo ha detto...

Sostengo la Cineteca Sarda.
Palmas Rosa, casalinga, Marrubiu (OR)

Anonimo ha detto...

Alberto Cordeddu, volontario servizio civile, Selargius

Anonimo ha detto...

Appoggio in pieno la vostra petizione.. forza e coraggio.

un saluto
Federico Pisano, scenografo, Vallermosa

Anonimo ha detto...

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Culeddu Ignacio ha detto...

io credo che a casa mia me li guardo da solo i dvd con i films amercani e gli efetti speciali che mi va bene così.
Ignacio